martedì 31 maggio 2011

Bovi e buoi dei paesi tuoi

Un muggito sconquassa la valle.
Un forte ed assordante muggito.
"Che diamine sta succedendo?" esclama Gino, il fattore.
Si mette le braghe (si perchè è solito girar per casa in mutande quando smette di lavorare nei campi) ed esce dalla baitina.
Fuori è freddo, nonostante sia maggio inoltrato.
Si dirige verso la stalla, apre la porta e vede con enorme stupore un'enorme mucca viola, nuova, mai vista.
"Chi cavolo sei tu"? domanda l'ignorante Gino.
"Muuuu" è la risposta, forte e fiera.
"Non ti capisco mucca! Ma devi andartene di qui!"
Gino prende la forca e cerca di avvicinarsi all'enorme bovino.
Tutto d'un tratto le altre mucche della stalla, come in preda ad un sentimento di fratellanza (sarebbe meglio dire "sorellanza") con la nuova arrivata, iniziano a muggire all'unisono.
"Adesso me la pagate tutte quante! Vi macello!" Esclama rosso in volto il fattore.
Intanto, la piccola Sofia, 9 anni, svegliata nel cuore della notte dai versi inconsulti provenienti dalla stalla, fa capolino faticosamente dentro l'angusta stalla. Sofia è una trovatella obesa divenuta figlia adottiva di Gino, trovata sperduta nel bosco... pare rotolata da una montagna (cit. racconto precedente "A Christmas Carol).
"Papino che succede?" chiede la piccola ("piccola"..pesa almeno una tonnellata).
"Niente ciccia, torna a letto! Ho questioni da sbrigare con queste mucche impertinenti".
"Ma io non ho più sonno... rimango qui!"
"Fa come vuoi..." dice spazientito Gino, che prende coraggio e si avvicina minaccioso alla grande mucca viola.
Questa, con uno sguardo incazzato schiocca gli zoccoli e le mucche si mettono a caricare all'unisono il fattore calpestandolo e uccidendolo.
La piccola Sofia, terrorizzata, si mette a piangere e con il suo lardo inizia ad incutere soggezione alle mucche.
La mucca viola, ormai divenuta capo indiscusso dei bovini, muggisce in direzione della grassoccia figlia del defunto Gino e tutte insieme si girano ed emettono un fortissimo e sconquassante peto.
L'onda d'urto è micidiale.
La piccola Sofia, urlando, schizza in aria...sfonda il tetto della stalla e viene avvistata dal centro geofisico prealpino come possibile meteorite.
Le mucche ce l'hanno fatta. Si sono liberate dal giogo del carnefice e dalla sua antipatica figioletta.
Ora sono libere. E tutto grazie alla misteriosa mucca viola, che con uno sguardo di sfida fa capire a tutte che questo...è solo l'inizio.
La rivincita verso gli umani, inizia da stasera.

Keep rockin'

lunedì 30 maggio 2011

Lemuri verdi fritti alla fermata dell'opossum

Terza parte della ormai celebre saga di lemure ed opossum, giunta quasi alla conclusione.
Lo so, lo so... mettete via i fazzoletti. Tanto lo sapete come vanno a finire ste cose, ne verrà fuori un remake controcazzuto di qualche celebre autore. Tipo chessò, Ken Follett: La caduta dei primati. Volume I.
Comunque ho detto "quasi", perchè si sa che ste bestiacce alla fine trovano sempre qualche diamine di avventura dove infilarsi dentro.

Ma bando alle ciance. Avevamo lasciato la piccola lemure addormentata dopo aver rimuginato sull'orrido opossum e si credeva avesse ripreso fiducia in se stessa. O meglio, fiducia in quello che voleva realmente.
Niente di più sbagliato cari piccoli lettori e lettrici.
La piccola lemure si mise ancor di più sulla difensiva, specialmente dopo una missiva speditale dall'orrida bestia tramite un piccione viaggiatore.
La piccola lemure si incazzò come un toro (dovrei dire come una lemure, ma non credo possa rendere abbastanza l'idea della sua incazzatura) e mandò a fanculo lui e pure il piccione viaggiatore che , povero, nulla c'entrava.
Si mise quindi a dar pan per focaccia all'opossum e non vi dico cosa fece perchè non son storie adatte a questo blog. Vi dico solo che la piccola lemure ne uscì ogni volta più combattuta.
Nel frattempo il maledetto opossum mise in pratica una tecnica di lotta silenziosa. Smise di contattare anima viva, si barricò nella sua solitudine e appese un cartello fuori dall'oscena casetta che recitava pressapoco queste parole: "per me si va ne la casetta dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra i perduti opossum. Dinanzi a me non fuor cose create se non etterne, e io etterno cretino. Lasciate ogni speranza, voi ch'intrate".
Insomma un cartellazzo della madonna.
Ma torniamo alla piccola lemure che tanto, come sappiamo, dell'opossum non ce ne può fregare una mazza e mezza.
La lemurina continuò a vagare sperduta ed impaurita per lande sempre diverse e nuove. L'incazzatura non servì a molto visto che poi alla fine...quella dannata sensazione rimase lì.
"Che il maledetto mi abbia fatto una macumba? Che... naaaaa... mi sa che son fatta così io... una lemurina tragica" pensò la poverina. 
Invece... tutto d'un tratto (come spesso accade nelle storielle senza logica) l'illuminazione.

Volete sapere come continua? Eh bravi, appena mi arriverà l'ispirazione giusta scriverò!
Dannati rompicoglioni.

N.d.A. Visto che mi ritrovo con un sacco di letterine da parte di bambini indirizzate ai due protagonisti, chiedo cortesemente ai genitori di farli smettere. Perchè mi state intasando la posta!
Dico, scherziamo???? Educateli meglio! Queste storie mica son vere e che cazzo! Dite ai vostri stupidi figli "ma ti pare che un opossum conosca la Divina Commedia?????" e magari anche uno scapellotto che non fa mai male.

Una rarissima foto dell'opossum, fuori dalla sua casetta mentre sta per issare il cartello. @National Geographic 

sabato 28 maggio 2011

Scimmie, aeroporti ed esperienze

Ugo, la scimmietta, si è perso in aeroporto.
Dopo un lungo viaggio è rotolato per i lastroni del carico bagagli.
Era andato a fare una vacanza, beh diciamo pure che era scappato, perdendo la testa.
Ma non avrebbe mai pensato di perdere se stesso in un posto così buio e angusto.
Ora è lì, pensieroso.
Riflette sulla sua condizione di disperso. L'unica cosa che può fare è pensare a come poter uscire di lì.
Si ingegna mica male, Ugo. Prova a fare una scala rudimentale con aggeggi persi anche loro durante gli anni in quel buco infernale.
Ma niente, è tutto troppo lontano. Vede una flebile lucina sopra la sua testa, ma non può arrivarci.
Ed è così che preso dallo sconforto si siede su una cassetta di legno e pensa.
Pensa alla sua vita da scimmia sfortunata. E si fa un sacco di seghe mentali.
Ha sempre voluto viaggiare, fare nuove esperienze...
E ora che le ha fatte, si sente sempre perso. Perché è da solo.
Pensa al fatto che è scappato da Ughina, la sua fidanzatina, perchè lui è fatto così. Era stanco della solita routine, non sapeva cosa si stava perdendo là fuori, magari intrallazzandosi con altre storie scimmiesche.
Storie eccitanti, si, ma povere di contenuto. Invece Ughina era la scimmia più interessante che avesse mai incontrato. Aveva solo paura di questa cosa. Una paura fottuta. Per questo è scappato.
Pensa che dopo tutto, non era così sfortunato, prima di mettersi in testa di scappare. Lo è ora, certo. Ma la sua vita, prima di questo stupido imprevisto, non era per niente male.
Ed è in quel preciso istante che la lucina flebile... da piccola... diventa abbagliante, immensa. E un grosso omone solleva la piattaforma per lo scarico bagagli per fare delle riparazioni.
Ugo, pazzo dalla felicità, si fionda fuori. Libero. E sente anche il perchè di quella manutenzione: un grasso bimbo era rotolato per la sala sfondando una parte del marchingegno.
Che fortuna!
Ed ecco che Ugo, ora libero, ricco di nuovi pensieri si dirige sorridendo verso l'uscita. Con una nuova consapevolezza.
Diventare deejay.
Esatto, essendo una scimmia, non aveva tratto un cazzo nemmeno da questa esperienza.

Keep rockin'

venerdì 27 maggio 2011

Una notte di pioggia e di puttane

Vento e pioggia non fanno bene alle puttane.
Inutile perdita di denaro e di salute.
Tutta la sera sotto le fronde di un albero ad aspettare qualche poveraccio voglioso di una scopata.
Ma anche ad Hank è successo quindi, non voglio di certo prendermela con un caro amico.
Hank è un tipo strano.
Sul serio.
Passa la metà del suo tempo ad ubriacarsi e l'altra metà a scommettere sui cavalli.
E ovviamente perde sempre. No, oddio non sempre, ma spesso.
Forse è questo che lo fa bere.
Hank è anche un grande scopatore.
Vi giuro, il più grande che abbia mai visto.E non so come faccia.
Voglio dire, non è un adone. Anzi, ha anche la sua età ormai.
Ma ha quel fascino... quel "non so che" che attira le donne.
Spesso donnacce in cerca di una facile avventura, ma tant'è.
Ed è qui che volevo arrivare.
Una notte, Hank si aggirò per i viali della sua città, famosi per la presenza di puttane.
Aveva appena perso 200 dollari in scommesse e voleva buttarne via altri 100, stavolta facendo qualcosa che amava. Scopare.
Ma il tempo non lo aiutò.
Si mise a piovere, ma così tanto che una decina di puttane scapparono a casa rinunciando ad una serata di facili guadagni.
Ne rimase solo una. Kathy. Una poveretta, incapace anche solo di fare un pompino come si deve.
Hank si avvicinò a lei e le diede una sigaretta. Lei quasi scocciata farfugliò "vuoi scopare"? Ed Hank "si certo, sono venuto apposta". Lei chiese "ma ce l'hai la macchina?" E lui.. "si certo, è dietro l'angolo".
Così camminarono fino all'auto di Hank, una vecchia Buick nera.
Entrarono completamente inzuppati, ma Hank non se ne fregò molto. Dentro c'era di tutto, da preservativi usati a pacchetti finiti di sigarette. Kathy sembrò disgustata.
Era sulla quarantina, magra... occhi spenti. Una vita passata dietro ad una scrivania, da quando aveva diciassette anni. Manco il college aveva finito. Pochi giorni fa decise di arrotondare facendo la puttana. Ma è sempre stata una svampita. Incapace anche solo di prendere in mano un cazzo.
Hank se ne accorse quasi subito, appena le slacciò il reggiseno. Lei non fece nulla, manco aprirgli la patta.
Si mise a piangere.
Si. Pianse. E Hank la seguì a ruota.
La sua vita era un disastro.
Si trovava in una fredda notte estiva dentro ad una macchina con una puttana che non sapeva scopare.
E si sentì inutile, come tutti quei poveracci come lui che ogni sera arricchivano quei viali.

Keep rockin'

mercoledì 25 maggio 2011

Tanto opossum e fantasia. Un'altra stupida storia.

Molti di voi mi hanno scritto di continuare la saga di opossum e lemure e dinnanzi a cotanta pressione non posso far altro che cedere.
Inutile dirvi che la risposta al capitolo scorso non si trova in nessuna delle 3 opzioni proposte.
Vi starete chiedendo "ma allora che diamine scrivi, ma sei scemo?". Oh diamine, un po' di fantasia.
Preparate i pop corn, scaldate una tisana e mettetevi comodi.

PARTE II - La vendetta del lemure. (naaa scherzo, non c'è nessuna vendetta. Era solo per dare un titolo figo)

La piccola lemure rimase in una sorta di "letargo decisionale" per diverso tempo (diverso... non mesi o anni, ci tengo a precisare). Sempre piena di pensieri contrastanti. I ricordi del suo opossum erano sempre vividi e faticavano ad uscire dalla sua vita, mentre le sue nuove eccitanti avventure passavano ed andavano.
E qui si parla davvero di una mole esorbitante di tresche animalesche: altri lemuri, babbuini, scimmie e anche diversi rinoceronti, elefanti e bisonti.
Eppure, quella sensazione non scappava via.
E lei voleva con tutto il cuore liberarsi di quei sentimenti! Non sopportava rimanere così in quella situazione ancora a lungo.
Ma d'altra parte, la piccola è sempre stata una lemurina molto riservata, ha sempre preferito risolverseli da sola i problemi.
Ma ora si sentiva ancora più vuota di prima. Incompleta.
Una notte, mentre dormiva da sola su un giaciglio improvvisato con dell'erbetta di campo, le venne un'agghiacciante pensiero.
"E se... per una dannata ipotesi... io lo avessi già trovato l'animale giusto? Si spiegherebbero molte cose..." pensò la piccola lemure "D'altra parte, io sono un lemure e lui un opossum. E' ovvio che ci siano delle differenze. A volte anche incomprensioni e a volte momenti no..." "io sono un primate, senziente.. lui è... beh... un ratto con la coda prensile".
La piccola lemure si mise a piangere pensando a questa cosa.
La sua testolina ha voluto fino all'ultimo eliminare questa ipotesi, ma chissà, magari era quella vera.
Chiuse gli occhietti e dormì.
E questa volta, dopo tanto tempo (non mesi) dormì bene.
Nel frattempo, l'orrido opossum nella sua casaccia iniziava a darsi una mossa e iniziò a rimodernare un sacco di cose in quella dimora. Cambiò anche look, ingellandosi il pelo sul crapino e portando in modo regale la sua codina.
Ma in fondo, non c'è nulla da dire su questa bestiaccia infame. Alla fine dei conti, non è il personaggio principale della storia. Insomma, è come se Omero avesse scritto papiri e papiri su Penelope...che diamine, è il viaggio di Ulisse.
Ma state tranquilli, opossum non si mise a tessere alcunchè.

... CONTINUA?

N.d.A. Torno a precisare che ogni animale, luogo o pensiero inserito in questo racconto è frutto della fantasia malata dell'autore. Inoltre, nessun animale è stato usato e/o torturato durante la stesura del brano. Non scassate le palle per favore. Se avete delle lamentele da fare chiamate il WWF.


Guest Star: il lemure pigmeo topo

martedì 24 maggio 2011

Una pagina bianca

Ed eccomi qui... seduto davanti ad una pagina vuota.
A volte sembra la metafora della mia vita... un qualcosa di incompiuto, di vuoto, in attesa di essere riempito. Diamine non può essere la prima pagina di certo visto che ho ventisette anni e di cose, cazzo, se ne ho fatte. Magari è la pagina, chessò, 73 o 192 di un bel tomo da finire.
La trama però non è così scontata.
Voglio dire... la maggior parte delle persone ha una trama ben definita.
Classica.
Il matrimonio, dio, i figli, i parenti e il lavoro. Questi di solito sono i pezzi forti di cui vanno fieri nelle conversazioni... poi in mezzo ci schiaffano la televisione, la politica, lo sport, lo studio, gli psicodrammi, le auto, la settimana enigmistica, i fiori, l'alcool, la musica.. Insomma.. un gran casino per riempire lo spazio che c'è prima di morire.
Notevole.
Io invece vorrei fare della mia vita un qualcosa di diverso.
Cosa?
Cercare di non basarmi su un canovaccio predefinito. Scontato. Banale.
E badate bene che ho detto "cercare", perché non è mai facile ottenere tutto quello che si vuole dalla vita. A volte arrivano solo calci in culo, altre volte soddisfazioni. E bisogna cercare solo di sommare le soddisfazioni. Una dopo l'altra.
Ho scritto un po'.
Mi sento soddisfatto.

Keep rockin'

lunedì 23 maggio 2011

Lemure ed opossum

C'era una volta una coppia strana, composta da una piccola lemure e da un orrido opossum, che abitavano in un paese lontano lontano.
La vita tra i due scorreva lenta. Basata sui piccoli ritmi quotidiani della vita.
A volte andavano insieme a bere l'acqua dal ruscello, a volte si procacciavano insieme il cibo, a volte guardavano un documentario sulla natura in tv e a volte trombavano.
Un bel giorno la piccola lemure ebbe una rivoluzione interiore e, stanca della solita routine, decise di abbandonare il giovane opossum mentre questo dormicchiava a testa in giù appeso ad un ramo con la sua codina. 
Ella vagò disperata di prateria in prateria, incontrando animali tra i più discutibili. 
Ogni qual volta si sentiva minacciata, si metteva su una roccia e scrutava l'orizzonte nella solita posa lemuresca, ossia ritta sulle zampette posteriori. 
La sua mente era un turbinio di pensieri. 
Infatti non era strano in quei giorni vedere una nuvoletta di fumo uscire dalla sua testolina.
Un giorno incontrò un affascinante leopardo. La piccola lemure subito se ne innamorò. 
Era così bello, selvaggio, con un pelo maculato che guarda... faceva invidia ad ogni pellame sulla terra.
Il suo amore per lui era grande, ma giorno dopo giorno si accorse di aver ben poche cose in comune con lui che, seppur bello e affascinante, perdeva quel qualcosa che invece aveva il suo caro vecchio orrido opossum.
Così, nel bel mezzo della notte... la piccola lemure decise di lasciare anche il bel leopardo e di vagare alla ricerca di risposte ancora per un po'. 
Passarono due lunghi mesi, durante i quali la piccola lemure fece tante piccole e grandi esperienze. Certo, l'avevano arricchita, ma... si sentiva ancora vuota. Forse mancava quel qualcosa che tantissime lemuri cercano e che invece lei, fortunella, aveva già trovato.
E quindi...

ED ORA TOCCA A VOI CONTINUARE LA STORIA O MIEI PICCOLI LETTORI E PICCOLE LETTRICI!

1) ... presa dal rimorso e da una grande gioia per aver finalmente scoperto cosa le mancava si diresse verso la catasta di legnetti che il povero orrido opossum aveva costruito nel corso degli anni e... orrore! Le si gelò il sangue nelle vene. Trovò l'orrido opossum con due piccoli orridi opossumini sulle ginocchia e una bagascia opossum in cucina. La piccola lemure scoprì di essere arrivata troppo tardi e di aver perso la sua anima gemella.

2)... presa dal rimorso e da una grande gioia per aver finalmente scoperto che la cosa che più le mancava era l'orrido opossum, si diresse verso la casetta di legnetti marci costruita dall'orrida bestia. E lo trovò ancora lì! Tutto era come l'aveva lasciato... e in più... meraviglia delle meraviglie... si era tinto la pellaccia con una sorta di maculatura leopardesca. Beh, cosa voleva di più della vita?

3) ... presa dal rimorso e da una grande gioia... un momento! "E quel babbuino così figo dove spunta fuori? E' l'uomo della mia vita!" Esclamò lei gettandosi tra le braccia di quel primate urlante.


N.d.A. Fatti, persone e luoghi raccontati nella vicenda sono esclusivamente frutto della geniale creatività dell'autore e non sono per nulla basati sulla realtà dei fatti. Anche perchè, sinceramente, non so se esistano lemuri nelle praterie o come sia possibile far trombare un lemure con un opossum. Non sono un naturalista e che cazzo. E' solo una storiella pignoli che non siete altro!



domenica 22 maggio 2011

FUCK

Il 90% delle volte la gente quando parla dice stronzate. Il restante 10% non viene quasi mai preso seriamente in considerazione.
Ed è lì dentro che si nasconde spesso e volentieri un orripilante mix di sagge verità.
Beh, a volte anche queste non sono che gocce in un mare di banali ovvietà, ma... alla fine son sempre da tenere in considerazione.
E una di queste è la seguente: È proprio quando si perde qualcosa che non se ne può più fare a meno.

Cazzo.

domenica 15 maggio 2011

When you are a cow

Quando sei un bovino, la gente ti guarda male.
Passeggi per strada muggendo e la gente ti osserva dall'alto in basso, manco fossi un alieno.
Certo, la vita non è semplice. Ma potrebbe anche andarmi peggio. Come mio fratello, finito in un macello.
Alla fin fine io pascolo e me ne sto placido al sole.
Oggi ho deciso di uscire dal pascolo per andare in città. Ho attraversato paesi incementati e strade asfaltate... quasi non riconosco più il mio vecchio mondo.
La mia campanaccia suona ininterrottamente e non posso far altro che muggire allegro per vie che portano nomi altisonanti e di persone famose. Sarà, ma io mica le conosco.
E ora eccomi qui, in questa città senza nome. Attraverso strade e le auto mi suonano...entro in negozi e i commessi mi cacciano via a scopate... dio delle mucche che nervi.
Mi siedo tranquillo in piazza e la gente mi addita e mi scatta foto. Io me ne beo e mi metto in posa e la gente ride, ride di me.
Mu, meglio andarsene.
Non è un paese per vacche questo. Troppo strano.
Oh, un Mac Donald's. chissà cosa servono..
Orrore.

mercoledì 4 maggio 2011

Dal diario dell'orsetto...

Ufficialmente svegliato dal letargo... lo so che ormai è primavera inoltrata ma diamine si sta così bene a dormire!

lunedì 2 maggio 2011

5 motivi per cui vale la pena vivere

La mia personalissima top 5 dei motivi per cui vale la pena vivere.

- Il sushi
- Scopare
- La Nutella
- La musica rock
- Stare sulla vetta di una montagna

Non male no?

ATTENZIONE: unire contemporaneamente queste 5 cose potrebbe portare ad un implosione corporea e spirituale.