venerdì 28 ottobre 2011

Il principe marrone

La storia che vado raccontandovi è probabilmente accaduta tra il secolo XIV a.c. e il XXI d.c.
Insomma... è una gran brutta gatta da pelare perché non si sa bene l'anno. E voi sapete che senza una collocazione precisa... non diventa più una storia ma un'ennesima favola o fiaba. "E che due maroni!" direte voi... basta fiabe! Beh, come darvi torto. Però oh... non è colpa mia se non c'è una data precisa. Il range lo sapete... usate la cara e vecchia fantasia. Che, per i maschi NON è quello che pensate.. quindi smettetela di fantasticare su donnine nude E voi ragazze... smettetela di fantasticare sul principe azzurro perché, cazzo, non esiste. Semmai, se vi va di culo è marrone. Toh guarda... giustappunto come l'eroe di questa storia.

Come ben sapete, il mondo che conosciamo è solo una facciata. Esiste un mondo meraviglioso parallelo al nostro che è popolato da una masnada di principi azzurri. Ce ne sono di ogni tipo. Belli, alti, palestrati, colti, interessanti, un pochino tamarri, ben dotati nel disotto, dolci, premurosi e pure un po' stronzi. Insomma... il mondo è popolato di fantasie femminili di dubbia realtà. 
Ma attenzione! Miei canuti e vegliardi lettori! Ci sono anche tante belle donnine nude, belle, alte, con un cubetto sodo (esatto, cubetto. Non è un errore), fette belle formate (non è un errore neanche qui. Il Moige mi ha multato), intelligenti quanto basta per non sentirci inferiori etc etc. Insomma. Il mondo parallelo è popolato da questi personaggi immaginari. Ma che in questa realtà esistono eccome! 
In questo putiferio orgifero di personaggi, dove ovviamente tutti si ingroppano a piè pari, esiste un principe diverso dagli altri. Un principe marrone.
Si, miei simpatici lettori. Avete sentito bene. Era proprio un principe marrone.
Egli si ritrovava solo in questo mondo perfetto. Tutto era composto alla perfezione. C'era ricchezza, case villazze enormi, un bel profumino nell'aria, auto sportive, verde ovunque... Tutto andava alla perfezione.
Ma lui, di grazia, era di un colore che non si poteva proprio vedere. Si chiese fin dalla sua primissima apparizione chi o che cosa abbia fantasticato su di lui. Si ritrovava ad essere completamente marrone, dalla testa ai piedi, con una discreta intelligenza, un discreto aspetto, un discreto caratterino e una discreta sfiga. 
Egli si sentiva a disagio perché tutta quella perfezione non si confaceva con il suo essere marrone. Le donnine nude lo schifavano perché volevano i principi azzurri. I principi azzurri... beh erano virili e grossetti quindi non lo volevano sessualmente, ma si bullavano di lui. Era un inferno.
Un bel dì, decise di farla finita. Voleva vivere nel mondo parallelo da cui provenivano tutte quelle fantasie perfette. Peggio di così, in fondo, non poteva mica essere!
Decise quindi di interpellar il Demiurgo, che dall'alto osservava l'andazzo di quel calderone di fantasie. 
"Oè demiurgo!" urlò con una voce sgradevole il principe marrone. "Dimmi, o abominio di fantasia!" rispose lui con fare da demiurgo. "Beh, senti. Io qui non posso più stare! Voglio andare là, sulla terra parallela per vivere la mia vita. Qui diamine, è tutto troppo perfetto e ci vivo maluccio." Il demiurgo, che nel frattempo faceva calzetta, stufo di quella voce sgraziata, decise di liberarsi di lui e lo inviò sulla nostra terra.
Uella, era un mondo alla sua portata! Una puzza incredibile, persone che andavano dal bello al cesso immondo, cemento in ogni dove, c'era sofferenza, dolore, guerra, pestilenza. Insomma... uno schifo di posto in cui vivere, ma alla fine adatto a lui.
Si mise quindi in viaggio sul suo cavallo marrone, mai menzionato finora perché insomma.. è una bestia ed è comunque logico che un principe sia a cavallo. Tranne forse William e Harry che come cavallo hanno solo la Camilla. Ma questa è un'altra brutta storia.
Il principe vagabondò in lungo e in largo. Quando trovava una ragazza ella lo schifava perché veniva scambiato per un uomo completamente ricoperto di merda.
Il principe cercò sempre invano di spiegare il perché di quel look, ma niente da fare.
Insomma, le cose iniziavano a non andar mica tanto bene. Certo, meglio che dall'altra parte. Però diamine. Sperava in qualcosina di meglio.
Un bel giorno, mentre pescava triglie in un laghetto inquinato, vide una ragazza tutta strana. Era bellina, ma si dimenava in giro quasi fosse posseduta. Lui le si avvicinò con fare sospetto. "Oè donzella, sei forse posseduta dal dimonio?" disse lui. "Ma no sciocchino! Sono solo felice! Non vedi? saltello per i campi come farebbe qualsiasi ragazza felice!". "Ohibò" disse lui "non conosco la felicità.. sono sempre attorniato dalla perfezione... e dove c'è troppa perfezione non c'è mai felicità!". 
Lei allora prese la sua mano e disse "ma dai! senti, ascolta questo "prot!" e fece un sonoro e squassante peto. Gli scoiattoli, intimoriti scapparono via e le triglie che aveva pescato il principe si ributtarono nel laghetto ecco che... qualcosa nel suo essere stava mutando! "O demiurgo!!! La mia bocca sta subendo una mutazione! aaaah i lati si stanno innalzando e dal mio esofago stanno uscendo strani versi!" urlò lui spaventato. E rise... rise talmente forte da far ritornar le triglie nel retino da pesca e gli scoiattoli continuar a rincorrersi sui prati. "Hai visto??? così si ride!" disse la donzella. 
Così il principe conobbe il miracolo del riso. E anche quello dell'ammore! Insomma... è quasi logico no? Cioè... un finale così sarebbe perfetto no? I due insieme... magari una vita costruita lì in quel posticino, con il principe che pesca e la fanciulla che scorrazza liberamente per i prati. In realtà non andò proprio così. Perché ci costruirono un centro commerciale. E i due furono scacciati in malomodo con le ruspe.

mercoledì 26 ottobre 2011

Il mariuol del bosco

A grande richiesta tornano le fiabe della buonanotte di quel gran burlone e adorabile canaglia dell'autore di sto blog scalcinato.

C'era una volta, o miei piccoli e fedeli lettori, un borsaiuolo che viveva nel bosco vicino alla grande e florida città di Battarocchio. Egli non aveva nome, era conosciuto da tutti come "Il borsaiuolo". Anche sua moglie, un'arzilla ventiquattrenne del luogo (si perché è noto a tutti come, nei tempi antichi, dopo i ventidue si era considerati già con un piede e mezzo nella fossa) lo chiamava così.
Persino nell'intimità. Ma qui è meglio che non mi dilunghi troppo se no i miei piccoli lettori rimarrebbero traumatizzati (anche se di cose, acciderbolina, ce ne sarebbero a quintali da dire!).
Dicevamo... il borsaiuolo incarnava lo stereotipo del lestofante gagliardo e anche un pelo tamarro, tanto caro a voi giovini d'oggi. Dal suo boschetto, si recava quotidianamente al suo lavoro di gaglioffo.
Borsaiuoleggiava prevalentemente sui Bus a cavalli ma non disdegnava nemmeno il metrò a talpe. Agiva in mezzo alla folla dalle prime luci del mattino fino alla sera, quando stanco, rincasava pieno zeppo di borse, borsoni, borselli, borsette, borsini e anche borselle. Che ok, non esistono, ma era talmente bravo che riusciva a rubarle lo stesso.
L'anziana moglie lo guardava rincasare con un sorriso benevolo e uno sguardo sornione, mentre cucinava del buon orzo, pietanza di cui lui andava particolarmente ghiotto.
Ma tutto questo non bastava poichè lui, perfezionista come pochi, non si limitava a borsaiuoleggiar portafogli, ma addirittura li sostituiva con portafogli finti in pelle di lucertola.
Ma voi sapete quanto costa la pelle di lucertola! Finì quindi, ben presto, sul lastrico.
Certo, direte voi, non è molto furbo questo borsaiuolo! Beh, bambini, adesso non esageriamo con facili sentenze, perché se non vi vanno bene le mie storielle e i personaggi che le compongono, allora andatevene via e guardate, chessò, i clippini di Vasco Rossi.
Dicevamo, che il povero borsaiuolo era sul lastrico. Così decise , per forza di cose, di sostituire la pelle di lucertola con imitazioni tarocche in polpa di pera.
Però la polpa, spesso e volentieri, si spatasciava sempre nelle mani del borsaiuolo.. finchè un giorno lo scoprirono, lo strattonarono, lo percossero e lo capitombolarono nelle segrete del castello. Che poi alla fine, tanto segrete non erano perché erano piene di mariuoli.
L'anziana moglie assunse l'avvocato Buongiorno, sì proprio quella che recentemente ha fatto scarcerare Amanda Knox e Raffaele Sollecito! Che santa donna! Era presente anche allora, pensate.
Insomma, durante il regolare (ma non troppo) processo, l'avvocato tirò fuori un'arringa talmente salata da far scappare tutti i presenti e per un vizio di forma dovuto ad un errore grammaticale proprio nella parola "arringa", venne messa su una pizza e venne scarcerato il borsaiuolo perché il fatto non sussisteva.
Ah! I buchi dell'antica giustizia!
Ma come??? direte voi... anche in epoca moderna e in terra italica è più o meno simile la cosa!!! Certo, o miei piccoli lettori. Ma vi siete fatti davvero troppo invadenti con queste interruzioni nelle mie fiabe. Attenti o vi darò in pasto all'uccello del malaugurio. E iddio ce ne scampi.
Il borsaiuolo e la moglie tornarono così nel bosco e, carichi della terribile esperienza vissuta, decisero di non vivere più nell'illegalità. Aprirono così un'agenzia di strozzinaggio, benvoluti e benvisti da tutti.

L'autore vuole precisare che ogni riferimento a processi realmente avvenuti a personaggi di dubbia moralità come per esempio una studentessa americana e uno studente italiano coinvolti in una brutta faccenda, sono assolutamente frutto di finzione cerebrale da parte di chi vuol sempre trovare il pelo nell'uovo.

lunedì 24 ottobre 2011

Riflettendo sulle tragedie...

E' un freddo lunedì di ottobre.
Vorrei fare alcune considerazioni riguardo quello che è successo ieri, ma che poi alla fine si possono specchiare in tante altre realtà.
La prima considerazione è che ieri c'è stata (come spesso accade durante queste tragedie) la corsa al ricordo per Marco Simoncelli.
Facebook era tappezzato di post, link, foto dello sfortunato pilota romagnolo.
Così come i siti, i blog e i giornali online.
Ora, non so quanti di quelli che hanno pubblicato un link o un ricordo davvero conoscessero Marco. E badate bene, non come amico o conoscente, ma proprio come pilota.
Molti scrivono e linkano per pura "moda". "Oh, tutti fanno così, allora li seguo".
Ho già espresso la mia idea sui pecoroni qualche anno fa su questo blog.
Forse solo la metà (e sono molto generoso) di quelli che hanno nominato Marco ieri e oggi lo conoscevano davvero seguendo le sue gesta in tv o nei circuiti.
Io vivo di pane e motori.
Non ne ho mai nascosto la passione. E così come me, altri (tanti) miei amici.
Ho voluto esprimere un mio ricordo perché amavo Simoncelli come pilota e come uomo. Era il mio preferito dopo Valentino Rossi. Per grinta, follia, il fatto di andare sempre al limite... Mi sveglio alle 4 di mattina per guardare una gara, mi documento, seguo ogni giorno le notizie di ogni singolo pilota.
Ma quando vedo persone (e me lo hanno persino detto) che dicono "non lo conoscevo, però poverino... metto il link!" allora mi incazzo. Non mi sognerei mai di pubblicare qualcosa per qualcuno che manco conosco o che non mi suscita emozioni. Ma questo sono io.
Seconda considerazione. Mi è capitato di leggere su diversi siti, blog, twitter, facebook di gente che come al solito ragionano sul "è morto sul lavoro come tanti altri che muoiono tutti i giorni per mille euro al mese". Oppure "ci sono stati anche 200 morti in Turchia oggi".
E' una delle frasi che proprio non sopporto.
Perché è tremendamente vera quanto inutile e priva di rispetto.
Certo, non esistono morti di serie A o di serie B. Siamo tutti uguali e di fronte alla morte non si può che provare un profondo dolore sempre e comunque. E questa è una riflessione che dovrebbe essere sempre tenuta a mente in linea di massima.
Però ci sarà sempre qualcuno a cui teniamo di più. E' vero ed è innegabile. Tanto più se questa persona è conosciuta perché famosa o perché la seguiamo.
Ed è successo e succederà sempre che persino tra i personaggi pubblici ci sia qualcuno più importante degli altri.
Vi faccio un esempio chiaro e semplice. Imola 1994. Muoiono Roland Ratzenberger durante le qualifiche e Ayrton Senna durante la gara. Roland non fu e non sarà mai ricordato a sufficienza dai media e dai tifosi per il solo fatto di non essere un "campione". Così come la morte di Tomizawa, l'anno scorso a Misano. Dopo due giorni nessuno lo ha più cagato di striscio.
Come vedete nella morte si fa distinzione persino tra personaggi più in vista, figuriamoci tra i cosiddetti vip e chi muore per un terremoto o sul lavoro.
Tutti finiremo sottoterra, gente! Inutile girarci attorno.
E una volta morti...saremo morti. Punto. Non ci sarà nessun privilegio.
Però è evidente e logico che la morte di un personaggio pubblico susciti un clamore proporzionale alla popolarità di questo.
A chiunque va portato rispetto. Al povero come al ricco. Al comune mortale come al vip.
Ma più grande è il carisma o la popolarità della persona che muore più grande sarà il clamore e il cordoglio.


sabato 22 ottobre 2011

Motorsport e tragedie... the show must go on

Domenica scorsa, con la morte di Dan Wheldon sull'ovale di Las Vegas, nell'ultima gara della Indycar Series, il mondo del motorsport è ripiombato nell'oscurità. Un'ennesima tragedia, forse evitabile forse no.
Il mio personalissimo punto di vista è che lo show deve continuare. Sempre e comunque.
Il motorsport è uno sport vero. Per uomini e donne con le palle. Chi fa questo lavoro ha la consapevolezza che ogni gara può essere l'ultima. Per un infortunio o peggio.
Questo è il sale di questo sport.
L'adrenalina, il brivido, la voglia di migliorarsi secondo dopo secondo, decimo dopo decimo, la forma fisica, la concentrazione, l'intelligenza e la scommessa continua con la morte. Questo è il motorsport.
Wheldon era un gladiatore moderno.
Un novello icaro che per toccare il sole ci è andato troppo vicino ed è finito per cadere.
In una categoria tra l'altro folle. La Indycar vedeva in quel circuito 32 vetture con una media di 350 kmh. Follia pura. Wheldon era il perno di una scommessa che valeva milioni di dollari, nel tempio dell'azzardo. 
Partito ultimo doveva vincere la gara.
Non ha frenato forse. 
Ha voluto evitare il groviglio infernale di 15 vetture incidentate davanti a lui. Ed è volato contro una di esse, scagliato ad oltre 300 kmh contro le barriere, e il casco contro le reti di protezione, strisciando per centinaia di metri. Nessuno poteva sopravvivere a quel tipo di incidente.
Dan, che lascia una bellissima moglie e 2 stupendi bambini era consapevole dei rischi e aveva accettato questa sfida. 
La Indycar non è nuova a queste tragedie, ma erano anni che non accadeva durante una gara ufficiale.
La F1 non vede tragedie da quel lontano 1994 con il fato che si portò via Senna e Ratzenberger. Da allora la tecnologia ha fatto balzi da gigante e la sicurezza è aumentata a dismisura. Ma il caso, la tragedia, quel millesimo di distrazione o forse solo la sfortuna... è sempre in agguato.
E' inutile ormai cercare soluzioni o fare facili ipocrite analisi. 
Lo show deve continuare.
Keep pushing. 


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E oggi, 23 ottobre, in mattinata ci ha lasciato anche Marco Simoncelli, 24 anni, idolo di molti (me compreso) della Motogp. Un incidente brutale. Un attimo di sfortuna. Ciao Sic.
Ma anche davanti a questa tragedia non posso che confermare le mie parole precedenti.





venerdì 21 ottobre 2011

Detective Story

Ormai siete abituati alle mie buffe strambe e folli storielle. Ci tengo a precisare per l'ennesima volta, siccome mi è giunta voce di lamentele e denunzie, che ogni storia è frutto solamente della fantasia dell'autore. Ogni riferimento a persone, cose ed eventi reali è puramente casuale. 

Anno Dimmerda 2303 - Los Angeles

Il detective Stone stava pulendo la sua arma. Una colt 44 oliata e lubrificata alla perfezione.
La città pullulava di criminali. Doveva tenersi pronto.
Guardò fuori dalla finestra del suo appartamento, al 34° piano dell'edificio più fetido della città.
Fuori era il caos. L'inquinamento ormai era alle stelle e la gente iniziava a rendersi più idiota.
Per esempio ritirando fuori la moda delle tute adidas, indossandole anche ad eventi mondani.
"Che diamine..." disse osservando un techno-nerd con una maglietta di una serie tv trash, anni 2000 per intenderci. La serie era "Violetta". Una serie tv, o meglio... fiction, come dicevano gli italiani che volevano farsi fighi. Certo, ormai passati quasi 300 anni quella serie tv è stata rivalutata e persino iconizzata. Ma questa è un'altra storia.
Il detective Stone uscì stancamente dal palazzo per recarsi in centrale, pare ci fossero notizie riguardanti il  Serial Killer che collezionava trofei curiosi dalle sue vittime. Dalle sopracciglia ai peli anali. Era soprannominato "Machecazzocollezioni Killer". Nome volgarotto perché erano ormai finiti tutti gli altri nomi e "Killer" veniva sempre appioppato perché faceva figo.
Stone capì che la giornata iniziava nel peggiore dei modi notando con disgusto la merda appiccicata sotto la suola dei suoi anfibi nuovi. Ci mise 20 minuti buoni a toglierla. Prima usando un foglio di giornale. Poi un bastoncino dei gelati trovato per terra, poi usando la terra delle aiuole (che ormai erano pochissime), infine pucciandole brutalmente in una fontana di acqua contaminata. 
Entrò in centrale seguito da un olezzo nauseabondo. 
"Stone!!! Cos'è 'sta puzza dimmerda???" urlò il Capo. 
"Niente, ho pestato un'escremento canino posto subdolamente per terra". rispose a tono Stone. 
"Vedi di spruzzarci sopra qualcosa! Ho appena mangiato!" urlò ancora il Capo "Vieni qui. Devo parlarti del Checcazzocollezioni Killer."
Stone scoprì così che il noto bastardone aveva colpito ancora nel quartiere nero della città. 
Ci si recò all'istante. 
Tutto attorno a lui era nero... si sentì un attimo a disagio poiché a volte dimenticava quanto fosse complicato aggirarsi per quella maledetta città. Ma non lo dico tanto per dire... tutte le case, le strade, gli alberi, persino gli idranti e le auto erano tutti colorati di nero in quel quartiere. "Per combattere la discriminazione", dissero i più. 
Notò subito il cordone di polizia poco distante. Si fece largo tra la folla, scostò il benpensante di turno che scuoteva il capo dicendo "non ci sono più i tempi di una volta...ahi ahi ahi..." , mostrò il distintivo ed entrò in casa.
Non l'avesse mai fatto. 
Sangue ovunque. Sembrava fosse stato sgozzato un agnello sacrificale. 
E in effetti, guardandosi bene attorno notò un agnello posto su un altarino improvvisato. "Ah.." si disse.
"Detective... il cadavere è di sopra" disse un agente. 
Salì le scale con passo svelto. 
Notò il cadavere disteso sul letto. Nudo. Posto a pancia in giù. Mancava qualcosa però... le natiche dell'uomo. "diamine... il Checazzocollezioni Killer ha colpito ancora" disse rassegnato.
Nessun indizio, nessun aiuto... la vittima era un sacerdote dell'agnellesimo. Aveva finito il suo sacrificio quotidiano quando è stato sorpreso ed ammazzato con una coltellata al petto.
"Non si riesce proprio a cavare il ragno dal buco" disse il sergente O'Neill. Stone prese una matita dal tavolino, armeggiò con il foro ed estrasse l'aracnide. "Ecco" disse. "Oh, grazie mille detective, posso finalmente portare a mio figlio il regalo che mi ha chiesto per Natale" disse il sergente con un sorriso stampato in faccia.
Erano tempi difficili in cui vivere e il detective lo sapeva benissimo. 
Il Killer era là fuori, con due chiappe nuove di zecca. Socchiuse gli occhi con sguardo da duro. "Io ti prenderò" bisbigliò tra i denti.
Intanto, un pellicano mischiato bene tra la folla di curiosi si tirò su il bavero del cappotto e con un ghigno malefico si allontanò.

giovedì 20 ottobre 2011

Storia di una ragazza minuscola

C'era una volta una ragazza minuscola,
grande quanto un'unghia del mignolo. Certo, era molto buffa e tenera da vedersi... anche perché lei aveva un adorabile stile di deambulazione costituito da zompettii a volte impercettibili. Inoltre aveva un curioso sorriso ad otto che non poteva che suscitare l'ilarità per le "poche" persone che riuscivano ad osservarla (essendo minuscola immaginiamoci il sorriso!).
Aveva un carattere impossibile però. Lunatica, impulsiva, razionale in certi momenti e troppo piena di paranoie in molti altri. E avreste dovuto vederla quando si arrabbiava! Sbuffava talmente forte da smuovere piccoli refolini di vento e roteava le braccine minuscole e ossute a mò di elicotterino. Insomma, era impossibile da sopportare quando aveva le sue lune storte.
Viveva in una casa normale. Ma tutto era enorme e sproporzionato per lei! Pensate che per prendere una tazzina per la colazione doveva scalare di buon'ora la credenza, spingere la tazza ed evitare di annegarci dentro. Non vi racconto poi le peripezie che doveva subire quotidianamente per andare in bagno, tutta imbragata per evitare cadute nella tazza. Il letto poi era enorme, lei ogni volta ci si perdeva. I suoi scattini notturni (piccolo tic che la contraddistingueva) la portavano a vagare senza meta per tutta la notte e si risvegliava spesso e volentieri agli antipodi dal punto dove si era addormentata. Insomma, era una brutta faccenda! Il suo sogno più grande era costruirsi un ambiente adatto. Vivere in una piccola casetta costruita apposta per lei. Avere tutto su misura! Cucina minuscola, tappetini microscopici, un lettino che la conteneva tutta. Insomma... una vera mini-reggia.
Ma in attesa di quello, ogni giorno doveva lottare con cose più grandi di lei. E non parlo solo di cose materiali, ma anche e soprattutto con i pensieri, i problemi e le vicende della vita di tutti i giorni. Tutto era spropositato. Le sembrava tutto un'enorme sfida. Niente poteva accontentarla e niente poteva accoglierla degnamente.
Ma era molto caparbia. Sapeva affrontare, quando voleva, le cose di petto. Era una minuscolina intelligente e brillante e seppe farsi strada nel mondo accademico con audacia e bravura, dinnanzi a ragazze della sua età enormi. Alzava la manina e saltellava per fare degli interventi... scriveva perfettamente e in bella calligrafia (il professore, che sapeva di questa sua alunna particolare, si era dotato di una particolarissima lente d'ingrandimento). E si era laureata a pieni voti.
A volte tutto sembrava andare alla perfezione.. quando ad un certo punto arrivò un brutto ceffo dalle sembianze di Gargamella. Si, esatto... quello dei puffi! In quei giorni infatti era appena uscito al cinematografo un cortometraggio sui simpatici omini minuscoli blu. Ovviamente era un'opera di fantasia, ma un esaltato nerd decise di immedesimarsi nel ruolo di Gargamella e per caso notò la minuscola ragazza che zompettava vicino casa e cercò di catturarla con un retino.
La minuscolina si divincolò dalle grinfie del fetido nerd e cercò riparo in una stalla lì vicina. I cavalli erano tutti impauriti e le mucche iniziarono a muggire forte, spaventati da quello che sembrava un topolino minuscolo. Il nerd entrò di prepotenza nella stalla e fu accolto da un casino pazzesco, proveniente dagli animali. Con tutto quel rumore e tutto quel fieno gli era impossibile notare la minuscola ragazza (che per inciso, voleva catturare per metterla in un barattolo e collezionare altre creaturine simili).
Ella però starnutì di colpo, perché le era partita l'allergia che ogni santa primavera faceva capolino nel suo organismo sì piccolo, ma sempre pieno di malanni buffi. "Eccì" fece. Ed ecco il nerd che si fece vicino! Allora decise il tutto per tutto... sbuffò talmente forte da ipnotizzare con le sue braccine roteanti un vitello lì accanto, il quale preso da un impeto di furia scalciò con le zampe posteriori il nerd fino a farlo fuggire a gambe levate.
Ecco, ora la minuscolina era salva. E questa è solo un esempio di una sua giornata tipo! Pensate che dramma vivere con questi pericoli 365 giorni all'anno!
Poi uno si stupisce delle paturnie...ci credo!

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Tratto da una storia vera...


Inutile girarci attorno, ci sono personaggi buffi intorno a noi, basta osservare bene.
Anche se molti di voi non ci crederanno, perché sembra irreale, in realtà quello che vi ho raccontato è tutto vero.
Molte volte penso e ripenso a quell'esserino che ho avuto la fortuna di incrociare sul mio cammino.
Oh quante cose potrei raccontare!


Tante, davvero... ma penso che alla fine, sotto sotto... ora da qualche parte starà sorridendo.
Otto? otto volante? otto smoscio? chissà.
Ripensando a tutte le cose fatte e vissute.. 
Nessun'altra persona che può capire queste cose.
Anche perché sarebbe davvero impossibile decifrarle se non la si conosce.


Dormire accanto, conoscendo ogni suo respiro, ogni suo movimento... 
Avere mille premure e ascoltare le sue avventure.


Molte volte vorrei solo tornare rivivere queste cose
E rimango solo con la speranza adesso...

mercoledì 19 ottobre 2011

Chele e Paguri

Pare che tra i miei piccoli lettori sia piaciuta la parte con i paguri. Quindi a grandissima richiesta (arrivano mail da oltreoceano) uno spin-off dedicato ai piccoli molluschi.


La vita sottomarina è davvero piena di insidie.
Uno pensa che magari sotto l'acqua le cose siano più calme. Più placide.
Invece no, tutt'altro!
La vita sottomarina è un inferno.
La storia che vi sto per raccontare fa parte di questo terribile universo.
La storia di due pagurini perennemente avvinghiati. Le loro cheline erano sempre unite, in un abbraccio amorevole. O almeno così sembrava.
Tutti i crostacei si facevano mille domande sul perché o sul come mai tutto questo amore per due esserini che, in fondo, erano solo dei molluschi con un guscio sul groppino.
Si erano formati dei gruppi di emuli... paguri che dopo aver finito di dimostrare il loro amore mettendo lucchetti sui ponti sottomarini, decisero di fondare una nuova moda per dimostrare il loro amore. Il chela-abbraccio. Si formarono così in tutto il mare schiere di giovani innamorati che per farsi fighi con le altre coppiette si avvinghiavano tutti.
Un giorno la coppia originaria di paguri-avvinghiati si trovò a passeggiare come solitamente facevano le calde giornate d'estate sul bagnasciuga, dopo aver fatto capolino con il testino dalla sabbia.
E dopo essere entrati in acqua videro l'immonda schiera di paguri che li emulavano. Ma che diamine sta succedendo? Pensarono in coppia.
Si avvicinarono a una coppia di emuli e chiesero il perché di questo casino.
E loro risposero che in realtà era tutta scena per farsi belli agli occhi degli altri... E che in realtà l'amore era messo in secondo piano.
La coppia originaria si allontanò ridendo sotto i baffi (si, anche i paguri li hanno. Piccoli, non si vedono ma ci sono). In realtà la loro unione è nata da un tentativo di furto.
Il terribile universo marino, come detto, non è tutto rose e fiori. Ci sono lotte quotidiane di sopravvivenza. Di furti, rapine, omicidi e morti sospette.
La pagurina femmina tentò di arraffare il guscio del paguro maschio, che essendo il rimbambito della coppia stava dormicchiando. Solo che lui il giorno prima aveva inavvertitamente rotto uno spigolino della sua casetta e aveva usato la vinavil per attaccare un pezzetto.
Ecco, inutile dire cos'è successo. La pagurina si ritrovò incollata al paguro maschio.
Certo, è stata punita dalla sua ingordigia! Penserete voi, o sciocchi lettori. No no, o meglio. Si, l'iniziale ingordigia e bramosia di una casa più grande è stata punita... ma... si ritrovarono così insieme per molto tempo... ebbero il modo di conoscersi meglio ed ebbero addirittura dei pagurini neonati.
Tutto è bene ciò che finisce bene. E quindi, vi lascio con questo bel finale... tralasciando invece la parte di quando entrò in acqua un bambino ciccione che li calpestò. Però si fece male. E allora giù tutti a ridere in spiaggia, perché si sa che non c'è nulla di più divertente tra i bagnanti che vedere un bimbo ciccione che si fa male goffamente.
Ma la schiera di giovani paguri-emuli che fine hanno fatto? Vi chiederete o voi piccoli lettori bramosi di mille risposte (iniziate anche un po' a rompere...). Semplice, un'estate arrivò quella che fu soprannominata "pacia-prensilis" che prendeva tutto quello che le capitava a tiro sulla spiaggia: dai granchi alle conchiglie ai singoli paguri... ma quando vide i paguri avvinghiati (e quanti erano!) decise di separarli tutti, ad uno ad uno, in un impeto di frenesia dettata sì dalla voglia di catturare ma anche di separare e gettare in acqua le cose. Aiutata anche da uno strano e buffo aiutante che il popolo sottomarino ancora chiama "ippo-marensis". Non vi dico che dramma! Tutti che non capivano più nulla, non trovavano più il loro partner di avvinghiate (si perché già i paguri son piccoli e invertebrati...vuoi che sappiano anche distinguersi tra loro?).
Insomma... un vero casino.
Ma questa è la vita sottomarina...

La giraffa e l'ippopotamo

C'era una volta una giraffa dal collo lungo lungo, che stava insieme ad un ippopotamo grosso grosso.
Certo, molti di voi penseranno ad una coppia mal assortita. Ma in realtà era la coppia più affiatata della savana. Avevano un rapporto molto intimo, speciale. Si parlavano e si confidavano. Si sorreggevano l'uno con l'altro. Ma un bel giorno alla giraffa vennero dei dubbi sulla sua reale condizione.
Pensò e ripensò, rigirandosi nel letto di foglie. Pensò al come sarebbe starsene con un giraffo ben assortito, con le cornine a posto e la codina dritta. Pensò a mille altre cose.
E un bel giorno decise di lasciare l'ippopotamo perché pensava fosse la scelta giusta da fare, avendo questi dubbi.
Esso si ritrovò in una condizione di assoluta disperazione. Smise anche di pucciarsi nelle acque torbide della palude (il suo unico vezzo). Non riusciva a capire il motivo di questo gesto.
La giraffa invece sembrava decisa, ma era anche impaurita da questa sua nuova condizione.
Certo, le sarebbe piaciuto riprovare l'ebbrezza dei primi appuntamenti con giraffi o perché no... anche di licaoni.
Un bel giorno incontrò una leonessa triste. La quale non volle mangiarla perché fu colpita dallo sguardo triste della giraffina. "Che hai, giraffa?" disse.
"Niente... vorrei qualcosa di più dall'amore" "Vorrei essere felice e non avere più problemi".
"Ma scusami giraffa, non stavi mica con quell'ippopotamo laggiù? sembravate felici, certo..  lui non è il massimo dell' attrazione, ma ti rendeva felice "
"Si , è vero.. ma ho paura di perdermi qualcos'altro la fuori"
" e cosa?"
"qualcosa di più!"
"ma tu ora non sei soddisfatta? non hai tutto quello che desideri?"
"beh, si... ma ho paura che ci sia dell'altro!"
"sono argomenti stupidi giraffa! Non perdere quello che di buono hai... finchè provi amore per quell'ippopotamo hai già fatto la tua scelta! E non devi scappare da questa! Se lo ami e anche se sei sicura solo al 50% della scelta di lasciarlo... l'altro 50% significa tutto!" "Certe scelte si fanno con la consapevolezza del 100%!"
"ormai... è troppo tardi leonessa. Però hai ragione, io lo amo. E' sempre stato il mio unico supporto. L'animale più importante per me... che riesce a sopportare i miei umori e le mie cornine non perfettamente piegate, la frangia non perfettamente allineata del mio pelame...mi sento al sicuro con lui"
"Vedi, giraffa? Tu hai solo paura di amarlo troppo. Non perdere l'amore vero per una sfilza di stupide infatuazioni. Hai qualcosa di concreto."disse con un sorriso la leonessa.
"forse è vero... hai ragione... ma... se..."
"Basta con questi se giraffa!!! Sii felice! Sei intelligente quanto basta per capire che se ragioni in questo modo vuol dire che perderai per sempre uno dei pochi e rari animali capaci di renderti davvero felice".
"Ci rifletterò su" disse la giraffa... e se ne tornò nella sua radura, sotto una grande quercia.
I giorni passarono, l'ippopotamo ormai le mancava davvero tanto. Ogni cosa le ricordava lui.
E forse... dico solo forse... questa sensazione di vuoto... era l'unica certezza e l'unica risposta che aveva.
L'ippopotamo intanto si stava trastullando nuovamente nella palude. Certo, era un vezzo stupido e senza senso... ma era lì. Pucciato dentro con le sue enormi fauci. D'altra parte... lo dice la parola stessa: ippo-potamo (cavallo di fiume). Che diamine! Era la sua condizione! Però le mancava la giraffina... tanto. Troppo.
Lei intanto decise di prendersi una pausa da questi pensieri e andò al mare. Ma tutto le remava contro.
Vide cavallini impauriti sulla spiaggia che nitrivano cercando di richiamare l'attenzione della madre che faceva il bagno beata... e pensava "va sto rompicoglioni", ma la cosa peggiore fu quando decise di fare una passeggiata sul bagnasciuga. Non l'avesse mai fatto! Vide granchietti bellicosi che cercavano di chelarla sugli zoccoletti e ancor peggio... vide scene di struggente tenerezza. Pagurini che si tenevano per le cheline... era questo forse lo scopo della vita??? Avere qualcuno che ti ama e che ti rende la vita un pochino migliore? Con un nitrito imbizzarrito uscì dall'acqua... spaventando molto tra l'altro il cavallino che si imbizzarrì pure lui e corse per la spiaggia travolgendo tutto e tutti.
La giraffa tornò alla palude, chiamò a gran voce l'ippopotamo.
"Ippo!!! Ippo!!! dove sei???"
"sgrunf... sbrof! fece lui... facendo uscire il testino dalla membrana paludosa"
Certo, la giraffina si aspettava un'uscita migliore... vederlo dimagrito di qualche tonnellata... ma era lì. Il suo ippopotamo. E sapeva di essere amata e di amarlo. Quel qualcosa in più che cercava... sarebbe arrivato con il tempo. Insieme a lui. Tra mille altre avventure e peripezie.

venerdì 14 ottobre 2011

Voglia di diga (3 parte)

Ed eccoci tornati all'appuntamento tardo-pomeridiano più amato da tutti che ha, in molte culture, soppiantato l'antico rituale del the. 

Edmondo si incamminò a passo svelto verso la magione della vecchia, evitando pericoli di ogni sorta: tombini, sfalsamenti di marciapiedi, scale, omini che trasportano i vetri per le strade (si, come nei film che non si capisce mai quanti cavolo di vetri devono per forza passare per strada trasportati da due individui spesso citrulli). Si insomma, non grossissimi pericoli eh! Ma teniamo conto anche dell'età del povero Edmondo!
Come detto, l'edicolante naive era fermamente intenzionato ad un furioso battibecco con la vegliarda per poi trovare un antidoto al mutismo di Carola e possibilmente anche l'edizione introvabile di "Come costruir dighe". Eh si, in tutto questo trambusto ci stavamo quasi dimenticando del perché di tutto questo! Ossia, lo strambo hobby della Carola.
Edmondo fece per varcar la soglia del giardinetto quando ad un certo punto, sbucò da un cespuglio poco lontano uno gnomo nero. (Ok, molti tra i miei fedeli lettori abbandoneranno la lettura in questo istante proferendo parole ingiuriose nei miei confronti, tacciato di razzismo. Ma cari miei, non potrei dire "di colore" perché se no uno si chiede "ma che colore è allora???" e si perderebbe metà del gusto di raccontar storie... voglio dire, suvvia! E' nero, color nero! Ma nero nero! n.d.a.)
"salve eccentrico edicolante!" esordì lui.
"uh, salve.. nano" disse Edmondo.
"mmm... proprio non ti ricordi di me, vero?" chiese il basso di statura.
"no, mi spiace.. Ma guardi, vado di fretta, non ho tempo davvero.."
"AH! Non ha tempo eh???? Certo, perché mai dovrebbe averne per me... visto che già mi ha rovinato la vita!!!!" Disse con rabbia il nanetto, nero in volto. beh certo...essendo nero!
"ma che diamine va dicendo o nano furente??? E' uscito forse di capa??? ha perso il senno??" chiese spazientito Edmondo che nel frattempo si allontanava a passo felpato verso la porta della casa".
"No crrrrrrrretino maledetto!!!!! Lei mi ha venduto una farloccata! Ho acquistato presso la vostra edicola, nonché mia ex edicola di fiducia il numero 45 di "Amatevi l'un l'altro come io ho amato voi" e da nano bianco son divenuto nero!!!!" spiegò il nano.
"ohibò, ne son mortificato, ma non deve prendersela con me... bensì con l'editore della rivista". Ma poi, assillato dalla curiosità chiese "ma scusi... come dimine ha fatto a divenir nero???" "eh, c'era una fiaschetta di acqua beatificizzata" spiegò lui "era scritto di berne un sorso per poter amare...ed eccomi conciato così".
"Ho capito l'arcano!!! Lei doveva bere acqua beatificata...non beatificizzata.. quello comporta un inversione di tendenza!" "sa cosa vuol dire??? che mi ha salvato! Anzi, ha salvato la mia amata!" E così dicendo, si scaraventò verso la porta, la distrusse a suon di pedate, allontanò la vecchia che nel frattempo si era avvicinata per capir cosa fosse quel trambusto e si mise alla ricerca della fiala.
Nel frattempo, il povero nanetto nero scrollò le spalle mesto "si ok, ma io rimango sempre con 'sto problema... voglio dire... ok, son contentino per lui ma a me chi mi aiuta? Vabbuò, scriverò una regolare mail di denunzia" e se ne andò via.

Fine 3 parte.

lunedì 10 ottobre 2011

Voglia di diga (2 parte)

Si svegliò dopo circa 1-2 minuti nel letto dell'eccentrico edicolante.
Ebbene sì, mi son dimenticato di aggiungere nella descrizione che era un uomo molto veloce.
"mmmmm..... hrrrrrr hrrrrrrrr!" farfugliò lei.
"Poffarbacco fanciulla! Non hai ancora riacquistato il dono della favella! Chissà qual strano veleno spruzzatoti ha la vegliarda signora..." disse lui, con tono aulico e preoccupato.
"hr...." disse Carola, con un verso che poteva benissimo essere un "già..." malinconico.
"Quel che ti ho celato, dolce Carola è che conosco quell'astuta vecchia... è la mia ex moglie""Ha 30 primavere in più delle mie... ed è stata una storia lunga e tormentata".
Carola seguì il suo discorso, attratta da un uomo che le risultava molto affascinante, sebbene più vecchio di lei.
L'edicolante svelò la sua storia. Si chiamava Edmondo DeLibris, era uno scrittore di fama mondiale che cadde in disgrazia dopo aver divorziato dalla vecchia, il cui nome non venne mai pronunziato dal curioso omino.
Il divorzio gli portò via tutto... anche la gioia di esprimersi normalmente. Da qui queste buffe espressioni da intellettuale radical chic ottocentesche. E non è solo questo... Perse anche il suo nome! Infatti il suo vero nome era John Crawford. Molto più figo in tutto e per tutto. E aveva una barba incolta stile Mickey Rourke in "9 settimane e mezzo"... poi dopo il divorzio... gli crebbero buffi baffetti attorcigliati, perse la barba e pure qualche diottria ad un occhio (da qui il bisogno di un monocolo).
"Vedi, dolce e muta Carola. A noi ex mariti quando si divorzia va tutto a scatafascio! La ex coniuge porta via tutto! Ma tutto-tutto."
La giovane Carola era colpita da queste parole...ed una lacrimuccia facile le scese dagli occhi, oramai arrossati. Come ogni fanciulla, anche Carola era soggetta a facili innamoramenti da parte di uomini che possono sembrar interessanti ad un primo sguardo, senza pensare ai lati negativi... in questo caso l'enorme differenza d'età.
Si mise seduta e senza pensarci due volte gli afferrò... (il pene! penserete voi, o laidi e perversi lettori)... no, gli afferrò un baffetto... lo stirò... e questo portò automaticamente i due a far l'amore.
Dopo circa 40-50 secondi (vi ricordo che lui era velocissimo), i due si rivestirono.
"Mia giovine amata, in segno del mio nuovo e rinvigorito amore, andrò a riacquistar la tua capacità di proferir fonemi!"
"hhhh!" fiatò lei sorridente.
E così Edmondo, lasciata la giovine Carola a testa in giù su una sedia, in segno di amore, si incamminò verso la magione della sua ex moglie..

Fine seconda parte.

sabato 8 ottobre 2011

Voglia di diga (1 parte)

Un'uggiosa mattina di ottobre, la giovine Carola si trovò suo malgrado ad affrontare una delle più atroci e difficili giornate della sua esistenza.
Uscì di casa controvoglia, abbandonando quel lettino che nell'ultima settimana aveva accolto il suo corpo pigro dopo aver terminato gli studi accademici.
Si recò, come dicevo, fuori di casa... più precisamente si recò dal giornalaio.
Il giornalaio era un curioso omino sulla settantina. Portamento fiero, elegante, con un monocolo e dei curiosi baffetti neri attorcigliati che gli conferivano un'aura da intellettuale dell'800. Nessuno capiva il perchè di quel curioso stile, ma tantè che Carola lo trovava assai affascinante.
"Buondì, giovine fanciulla!" l'accolse lui.
"Ciao giornalaio! Posso avere l'ultimo numero di Come costruir dighe?" Si, amici lettori, avete capito bene. Carola aveva come hobby le dighe. Le piacevano. Collezionava riviste, libri, modellini ed effettuava regolarmente escursioni nelle dighe più rinomate.
"oh, mi spiace fanciullina. L'ho terminato. E' andato a ruba poichè ha l'inserto rinomato".
"Maledizione!" Esclamò la Carola. Il buffo edicolante aveva ragione! L'ultimo numero di Come costruir dighe aveva in regalo nientepopodimenoche un fantastico diorama di una diga pericolante!
"no, deve essere mia!!" urlò con disperazione.
"Giovine non disperarti! Posso indicarti la persona che l'ha testè acquistata. Eccola" E indicò una vecchina ammantata di nero e gobba.
"Presto! Fanciulla disperata, vai a chiedere se può cederti il prezioso numero!"
Carola non se lo fece dire due volte... prese una certa rincorsa e in 2 passi fu accanto alla vecchina che senza dir nulla le spruzzò in faccia un potente veleno.
"hhhhhhhhrrrrr hhhhhhhrrrrrr!!!!!" disse Carola. Aveva perso la voce! E la vecchina intanto, con passo felpato fuggiva lontano.
"hhhhrrrr hrrrr ascarrafà ssgdheuee!!!" sibilarono le corde vocali della Carola ormai impotente.
"Che hai fanciulla??? Hai perso il dono della favella???" esclamò turbato l'edicolante.
Ma ella, ormai... era svenuta.

Fine 1 parte.

La formichina cantantessa

C'era una volta,
nell'Africa più misteriosa, una formichina che covava un grande sogno. Divenire una cantantessa.
Nella scuola delle formiche, tutti i suoi compagni di classe la prendevano in giro. Non perchè volesse fare la cantante, ma parchè il suo obiettivo era divenire proprio una cantantessa.
La leggenda narra, infatti, che solo in un altro paese vi era una cantantessa, chiamata Carmen Consoli nella famigerata Terra Italica.
Tutti presero in giro la formichina perchè l'enorme bravura di quella cantantessa dalla voce sgraziata che ti fa venir voglia di prendere un Hi-Fi costosissimo che dio solo sa quanto ci hai speso per quell'impianto usato per poi ascoltare quella merda.. Ups, sto divagando.
Dicevo, che tutti la presero in giro perchè, a detta loro "era impossibile raggiungere vette di così grande bravura".
Ma la formichina non mollò il colpo e nel giro di 2 anni formicosi (che equivalgono a 20 anni umani) partecipo' al Festival delle canzone africana per formiche. Dove però venne relegata in penultima posizione.
Allora tutti i suoi compagni di classe si rifecero vivi e la canzonarono "ahahah, non hai vinto! E sai perchè?" e lei, asciugandosi le lacrimucce dal viso: "perchè non raggiungo le vette di bravura della mitica e vera cantantessa?". e tutti in coro "no stupida! Perchè ti prendevamo per il culo! In realtà ridevamo perchè il tuo idolo era Carmen Consoli!".
Per la formichina fu un vero shock. Smise di fare la cantantessa e divenne un avvocato. Anzi, un'avvocatessa.

mercoledì 5 ottobre 2011

Difendiamo anche questo blog dalla terra dei cachi!

Buongiorno e figli maschi.
Curioso saluto nevvero? 
Non volete figli? Volete figlie femmine? Non è un "buongiorno" ma è un "cattivogiorno"?
Eh beh, ma allora... 


Ciao.
(così va bene? meglio? uno non può neanche coniare nuovi saluti.... pfff)

Riprendo in mano questo piccolo e insulso blog perchè costretto dagli eventi.
Si, perchè con il nuovo DDL intercettazioni di prossima uscita, ANCHE questo blog è in serio pericolo.
Si, avete sentito bene.


Comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni.
Tale proposta di riforma legislativa, che il Parlamento italiano sta discutendo in questi giorni, prevede, tra le altre cose, anche l'obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine.
Purtroppo, la valutazione della "lesività" di detti contenuti non viene rimessa a un Giudice terzo e imparziale, ma unicamente all'opinione del soggetto che si presume danneggiato.
Quindi, in base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto —indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive — di chiedere l'introduzione di una "rettifica", volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti. Pena, la chiusura del sito/blog in questione. Senza se e senza ma.

Bene, sapete che vuol dire? Semplice: se un lemure, una vacca o un qualsiasi personaggio da me inventato volesse farmi causa. La vincerebbe subito. 
Ora, siccome ho l'anima cretina e mi sento in vena di curiose rappresaglie, ho deciso di scrivere una letterina da mandare alle autorità, il giorno dopo che verrà approvato il decreto.

" Cara Autorità (quale? mah),
mi chiamo Giovanni Il Lemure, sono un animale selvatico che si ritiene profondamente offeso dai contenuti di quel blog osceno, mal scritto e sacrilego che si chiama "rockinmatt.blogspot.com".
In questo blog si fa riferimento più volte alla mia persona e in più di un'occasione con insulti ed epiteti che offendono e ledono non solo me, ma l'intera mia razza. 
Pretendo quindi che questo blog venga chiuso per RAZZISMO e CRIMINI CONTRO LA LEMURITA'. 
Inoltro anche questa mia al Consiglio di Sicurezza dell'ONU per presa visione.
Distinti saluti. "

Voglio proprio vedere cosa succede.

Keep rockin' (maybe)