Rieccoci qui, a continuar la storia di quel buontempone del Waccher.
Dove eravamo rimasti?
Ah si, giusto miei attenti lettori, avevamo lasciato il giovine Waccher assopito dopo aver seguito il saggio consiglio di un cavallo parlante di nome Donato...
E fu così che il Waccher, dopo un sonno lungo e senza particolari avventure oniriche, si ritrovò catapultato in un'altra giornata.
Si svegliò con l'amaro in bocca, che non è una metafora, ma proprio una cosa oggettiva poiché aveva ancora il sentore di barbabietole bollite, cucinategli con affetto dalla bella Lucilla la sera precedente.
Ella, come un piano concordato dal fato, fece capolino nella stalla ove alloggiava il giovine Augustus e gli propose una ricca colazione per affrontare al meglio la giornata. "Potrei aver qualcosa da farti fare. Se vuoi un lavoro, ovviamente". Propose lei con uno sguardo furbino.
"Certo che si, madamigella Lucilla" rispose di rimando lui, con uno sguardo non certo furbo.
"Adesso tieni, succia da questo seno di mucca il latte per la tua colazione e là in fondo puoi trovare del frumento per darti le energie sufficienti. " disse lei.
Il Waccher, dapprima un po' riluttante, prese a mungere e succhiare avidamente il latte da una mucca posta nell'aia (si perché nel recinto vi erano oche e polli, essendo Lucilla poco avvezza all'arte della pastorizia). E dopo aver sgranocchiato del buon frumento si avvicinò al buffo caval Donato, conosciuto la sera precedente.
"Eccoti o stolto umano!" disse Donato. "Hai visto che la mia padroncina non è in collera, ma anzi... è ben disposta nei tuoi confronti?"
"Si, beh avevi ragione cavallo. Ti ringrazio, ma io vorrei amarla e vorrei anche che lei mi amasse di rimando!"disse il Waccher un po' spazientito. "Ho sempre cercato una donna con la quale instaurare una relazione non basata solo sul mio grosso fardello posto nelle braghe umide di questa palandrana sconcia."
"Non ti preoccupare, dai tempo al tempo!" disse Donato.
E così, dopo essersi placato grazie alla saggezza del cavallo, Augustus ottenne un lavoro come missionario (ossia colui che svolgeva missioni per conto di Lucilla) ed ebbe come compagno d'avventura proprio Donato, il cavallo senziente.
Quel giorno stesso, Augustus venne inviato da Lucilla a riscuoter dei dinari da un povero contadino che era in ritardo nel depositar l'affitto delle sue terre, possedute dalla giovinetta (ovvero ereditate).
In groppa al suo fido destriero percorse in lungo e in largo la Prussia alla ricerca di questo possedimento e Donato, spazientito dall'inettitudine del Waccher iniziò a nitrire forte e rivolgergli strani epiteti anche blasfemi.
Dopo qualche ora di viaggio però, ecco spuntare la piccola fattoria con annessi campi coltivati e pure coltivabili. Da una porticina di una casupola fatta di pietra e concime fece capolino la testa di un vegliardo.
"Orsù vegliardo, consegni i molti dinari che deve alla mia diletta Lucilla e facciamola finita con codeste tiritere e dilungazioni nei pagamenti"disse in tono autoritario il Waccher, sfoggiando anche il suo linguaggio forbito, tipico dei nobili divenuti pezzenti.
"Ecco vede... io ho raccolto poco, sa, la crisi agro-alimentare si fa sentir forte!" disse flebilmente il vecchino. "Vi prego, datemi del tempo, ma vi ripagherò ve lo prometto sulla testolina dei miei nove figli affamati".
"Eh bravo, ci credo che non avete soldi se dissipate il tutto per nutrire quel reggimento di figli! Ma non sapete che esiste il "laccio-evita-figli"? (Era un marchingegno dell'epoca, diciamo un primissimo ritrovato per evitare la fecondazione che si usava attorcigliandolo attorno al pene e... vabè, penso sia chiaro).
"Ma io amo mia moglie sire... non posso evitare il concepimento che è frutto di amore." disse dolcemente il vecchino con un filo di voce.
Ma nonostante la dolcezza di quel fragile vegliardo, il Waccher decise di incutere timore per poter avere più rispetto e diede un calcione ad una giara contenente dei semi.
"No! Le sementi, no!" urlò il vecchio. "porca di quella scrofa, le sementi! Che avete fatto? Disgraziati! Ora subirete la mia collera!" disse con un'impensabile furia il vecchio che prese un forcone e infilzò il deretano del Waccher che, balzato su Donato scappò via a gambe levate.
"Che figura meschina, ohibò, scacciati in malomodo da un vecchino" disse Augustus mestamente "Ora come proferirò questa storia a Lucilla? Come farò ad ottenere i dinari che necessita?".
Ma la risposta si palesò d'innanzi sotto forma di suore camminatrici. Elle erano rinomate in Prussia per esser ricche e trasportar con se molti dinari durante i loro spostamenti nel regno. E fu così che, senza alcuna remora, il Waccher prese a randellate le suore, sottraendo loro i molti dinari e anche le vesti così per diletto. E scappò via, ignaro della temibile maledizione che è risaputo le suore portino con se.
Infatti, il Kaiser diramò un elenco di maledizioni e tra di esse vi era anche quella delle suore, che possono portar malefici inimmaginabili se viste, incrociate o toccate. Figuriamoci malmenate in malomodo!
Ma l'inebetito Augustus, ignaro di tutto, tornò alla topaia con annessa stalla della sua amata.
"Oh mio eroe! Hai i dinari che ci occorrono e anche di più!" disse con gioia e ammirazione la giovane Lucilla con un sorriso che fece ben presto perdere la testa al Waccher che si inginocchiò dinnanzi a lei.
"Ti prego o dolce Lucilla non ve la posso più! Accoppiamoci, copuliamo, effettuiamo l'amore!"disse con foga passionale il Waccher.
"Ma, ma..." rimase senza parola la fragile allevatrice. Ma colpita dal gesto e dallo sguardo supplicante del Waccher mise da parte la sua enorme timidezza e cedette. Si denudarono ed effettuarono l'accoppiamento in cucina, sul tavolo di lei. Tra cavoli sminuzzati e patate lesse. Il grosso fardello del Waccher fece il suo dovere, ovviamente attorcigliato sapientemente con un sano laccio-evita-figli.
La gioia negli occhi dei due giovini amanti, però, venne interrotto sul più bello da un forte nitrito che li fece sobbalzare. Era Donato che avvisava i due amanti dell'incombente pericolo.
Incedeva infatti a passo svelto l'Arcivescovo di tutte le Prussie, particolarmente adirato.
... continua ...