giovedì 7 giugno 2012

L’uccellin ammaliatore


C’era una volta, in un bosco che tanto fatato non era poiché era un bosco sito in una valle teutonica, un uccellin dalla bellezza assai rara.
Egli avea un corpicino affusolato, le alette ben formate e una folta chioma, composta quasi esclusivamente da penne lunghe e sottili (il resto era guano impiastricciato su di esse a mo’ di gel), della quale andava molto fiero.
Era una di quelle cose che lo rendevano affascinante agli occhi delle giovani uccelline tedesche. Cardelline, usignole, a volte anche piccioni femminielli (ossia quelli che sebbene aitanti maschi desideravano altri aitanti maschi per far dell’amore pennuto).
Insomma, era un gran casanova.
Ogni mattina egli usciva dal suo nido dopo aver passato un’ora buona in bagno ad impiastricciarsi il ciuffetto di penne con del buon guano fresco.
Un giorno, egli vagava per un’aia di un fattore con fare ciondolante e pigro ed incontrò una simpatica tacchina che con quel difetto di pronunzia tipico di tutti i tacchini, condiva ogni frase con un “glooo gloooo” . L'uccellin più volte cercò di impressionarla mostrando, anzi, sfoggiando la sua meravigliosa chioma. Ma quella niente. 
Provò anche a fare il cascamorto usando tutte le tecniche a lui conosciute fino a quel giorno. Ma nient’ancora.
Allora, spazientito, le rivolse una domanda: “Scusami tacchina, ma perché non cedi alle mie lusinghe? Non sei affascinata da me? Non mi vuoi pennutamente tuo?”
“Guarda” disse lei con un largo sorriso. “non sono interessata, glooo, dico sul serio. glooo.”.
Ma l’uccellin non mollò il colpo e divenne asfissiante, chiedendole ancora il perché.
“non son interessata ad uscire con un volatile con della merda spalmata sulla testa. gloooo.”. Disse infine lei con disprezzo neanche tanto velato.
L’uccellin ci rimase male, ma così male che decise di entrare nella prima bettola ad ubriacarsi. Inizialmente per dimenticare l'onta appena subita, poi per darsi coraggio. Prese a strapparsi con rabbia il folto piumaggio impomatato col suo sterco (comunemente e volgarmente chiamato guano), uno ad uno e si mise a piangere con disperazione, abbandonando quell’aura di bello e impossibile che da anni lo seguiva.
Fu così che da allora, si osserva un curioso e solitario uccello con la crapa pelata che vaga con sguardo vacuo per le aie a cercare una tacchina bellissima, ma che sembra essersi volatilizzata nel nulla.
Lo stolto uccellin non sa però che il giorno dopo l'infausto incontro tra i due, un furgoncino della ditta AIA passò per l'aia e prese diversi tacchini (tra cui l'amata) per trasformarli in deliziose panatine.

Ma poi santiddio voglio dire, se una fiaba inizia con “c’era una volta…” vuol dire che è successa tanto tempo fa. Quindi a quest’ora (siccome la vita dei pennuti è breve) saranno sicuramente già defunti i protagonisti. Quindi non sprecate lacrime preziose, o stolti ma fedeli lettori.

1 commento:

  1. GRANDE MATT!!!!!!! Sei tornato!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Più in forma che mai vedo! :-D

    RispondiElimina

Ah!!! Così vuoi commentare eh??? Come osi! Naaa scherzo, fai pure.