mercoledì 14 marzo 2012

Storia di una talpa

Rieccomi qui, con una nuova mirabolante storia, adatta anche ai più piccoli tra voi, o fedelissimi lettori.
Mi sono arrivate molte letterine (spesso impiastricciate di cibo, nutella e cibi da merenda. Diamine, contenetevi!) chiedendo a gran voce il ritorno delle liete novelle con animali protagonisti. E io, come noto, non riesco a rimanere indifferente dinnanzi alle richieste di quelle piccole teste di cxx che mi scrivono.


C'era una volta, in un campo semi-arato del bellunese, una talpa con seri problemi visivi.
Infatti, come tutte le altre appartenenti della sua specie, era affetta da ciecità.
Certo, non veniva etichettata come gli umani con l'ipocrita definizione di "non vedente" o "diversamente vedente" o "diversamente avente diottrie". No, tra gli animali vige ancora la legge della brutalità spiccia verbale, quindi dirò che era proprio cieca.
Ella viveva in una tana scavata nella terra con le sue zampette artigliate. Era una tana recente, scavata da pochi anni usando esclusivamente l'olfatto e il tatto. Non vi dico che difficoltà nel farla, ma tantè che ormai era fatta ed era pure spaziosa. Ma essendo cieca, era difficile aver gusto e stile nelle cose e quindi si ritrovava con un monolocale interrato arredato alla (scusate il termine) cazzo. Pareti pitturate di giallo e grigio mischiate insieme, mobili ikea montati in modo strano e ancor peggio, con dei moderni water a risucchio che però, non vedendoci, ha collegato in malo modo le tubature, perciò ogni qual volta urinava o defecava si riempiva la casa di merda.
Aveva anche i suoi appuntamenti galanti che il più delle volte però si trasformavano in orripilanti scopate con altri animali. Lei, povera, non riusciva a distinguere subito se fosse o meno un talpo, così finiva per cadere nella trappola di astuti predatori sessuali. Si era fatta, inconsapevolmente, tacchini, opossum, rane, bisonti e saltuariamente anche esseri umani particolarmente pervertiti, tutti costoro si erano spacciati per aitanti talpi. L'inghippo nel quale cadeva sempre era il cosiddetto "trappolone della porta", ossia quando doveva aprire la porta della sua tana, chinandosi, lasciava libero spazio a chiunque volesse approfittare del di lei deretano.
Insomma, la sua vita finora non era un granché, così decise di abbandonare baracca e burattini (era infatti anche una grande collezionista di burattini di legno cingalesi) e partire alla ricerca di fortuna.
Il suo viaggio durò un'eternità siccome per fare 100 metri prese testate a destra e a manca, centrando ogni albero del circondario. La sua fortuna però arrivò mentre era intontita e stesa a terra dopo aver sbattuto contro un enorme faggio. Le sue acute orecchie da talpa udirono un vocio di umani e ben presto capì dov'era finita.
Accanto al campo semi-arato vi era infatti la sede della Rai. Lì, con il suo cavallo di bronzo, vi era la più grande rete televisiva in italica terra. E accanto a quella umana, in un terreno poco distante, vi era la rai delle talpe. Praticamente non serviva a nulla perché i programmi erano esclusivamente radiofonici e solo poche talpe potevano permettersi una moderna radio ad onde corte e anche un po' più lunghette, però era un lavoro molto ambito perché venivano richieste quasi quotidianamente nuove voci suadenti da mandare in onda ed allietare le ore delle talpe abbienti.
Entrò di gran lena all'interno degli uffici per il casting. Vi erano almeno altre 50 talpe dalla voce molto aggraziata. A lei era stato sempre detto di avere una bella voce, ma quei complimenti venivano da altri animali che non erano talpi e quindi non potevano sapere se era bella o brutta e non facevano testo.
Insomma, dopo aver fatto un po' di coda, ecco arrivare il suo turno. Venne registrata e fatta riascoltare e fu un successo.
Ottenne il posto vacante tra le 2.00 e le 4.00 del mattino subito dopo un porno acustico molto in voga tra i vecchi laidi talpi.
Insomma, tutto sembrava presagire ad un trionfo e ad una nuova vita. Ma oscure nubi si avvicinavano all'orizzonte.
Infatti, dopo qualche mese di lavoro iniziò a riceve insistenti lettere di avance da parte di un ammiratore. Egli continuò imperterrito a stalkerare, facendole trovare addirittura della cicorietta fresca sotto casa (della quale lei andava ghiotta).
Ben presto, seppur intimorita, la talpa rimase colpita da questo impeto d'amore che smuoveva il talpo stalker e decise un giorno di cedere alle sue avance e lo invitò a cena a casa sua.
Sebbene fosse corpulento e un po' rozzo nei modi, a lei non dispiaceva. Tutto sembrava andare a gonfie vele fino a quando il talpo chiese di andare alla toilette. E successe l'irreparabile.
Litri di merda fuoriuscirono dalle tubature e la porta d'ingresso si ruppe (dannata ikea e dannata talpa che essendo cieca non poté montarla secondo le istruzioni).
Le due talpe intrappolate, cercarono di picchiare sulla porta, in preda alla paura più cieca (giustappunto).
In quel momento, il burbero contadino padrone del campo si avvicinò alla tana e imprecando disse "ma cos'è questa puzza di merda? Cos'è sta roba qua??" e sfondò la porticina della tana a colpi di mano aperta (da buon villico). Le due talpe fuoriuscirono seguite dalla litrata nauseabonda che ricoprì dalla testa ai piedi il contadino che armato di vanga iniziò a rincorrere le talpe per il campo, tramortendole a badilate.
Egli scelse la talpa per portarla alla figlioletta, mentre gettò il telpo in autostrada, facendogli fare una fine alquanto brutta. La figlia di costui era enormemente brutta e la talpa le serviva come animaletto domestico per tenerle compagnia, siccome non aveva amici e non potevano permettersi il cane e visto che la sua cameretta aveva un pavimento in terra... beh era perfetta come animaletto da compagnia.
La talpa quindi, trovò un rifugio sicuro nella casa del contadino, continuò il lavoro notturno alla radio e... beh.. purtroppo gli appuntamenti galanti continuarono ad andar male fino a quando la talpina si innamorò di un animale peloso e muto, che ascoltava sempre le sue storie e la teneva al caldo quando serviva: il peluche a forma di chiwawa della figlia del contadino.

La morale della fiaba è, cari bimbi, che l'amore è cieco, ma se siete delle talpe santiddio evitate di costruir da voi le case e soprattutto le tubature dei cessi.

Nessun commento:

Posta un commento

Ah!!! Così vuoi commentare eh??? Come osi! Naaa scherzo, fai pure.