giovedì 21 giugno 2012

Mariolino, tanto pane ma poco vino

Nel piccolo paese di Eustrocchio, ove vigeva da secoli il famoso detto "il paese è piccolo e la gente mormora", viveva un bimbo vecchio, molto grasso.
Ma come è possibile che un bimbo sia anche vecchio, mi chiederete voi o piccoli lettori analfabeti. E' possibile, punto. Vi è una malattia denominata bambinismo vecchiante che rende i bimbi vecchi di qualche mese più del normale. Cercate su wikipedia immediatamente prima di proseguire la lettura, per documentarvi meglio.



 Fatto? Cercate bene eh!




Non avete trovato nulla?




Ebbene, siete degli stolti.
E adesso proseguiamo il racconto.
Si diceva di questo bimbo, Mariolino, più vecchio degli altri suoi coetanei di qualche mese più del normale. Infatti lui, pur essendo nato a giugno, la malattia lo rendeva come uno nato a novembre. E siccome a Eustrocchio la gente mormorava, era additato da tutti come un diverso.
Ma questo temibile malanno non poteva essere nemmeno paragonato all'obesità che lo affliggeva. Era una palla di grasso ributtante e nei giorni caldi come quelli emanava un tanfo micidiale, tale che i genitori Astolfo e Luipippina decisero di spedirlo in colonia per far annacquare in mare i suoi sudori. Anche lì però era mal visto da tutti, non tanto per la sua stazza che comunque era mitigata dalla sua camminata ciondolante che riempiva i cuori di simpatia per quanto buffa, ma per il fatto di essere apparentemente più vecchio di qualche mese. E per questo veniva discriminato fortemente da tutti.
Un giorno, durante una camminata solitaria in una pineta vicina al mare, egli vide un bellissimo pappagallino appollaiato su un ramo. "Deve essere sfuggito a qualche d'uno" pensò. Avvicinò il grasso dito al ramo e il piccolo pappagallino ci salì sopra.
Da quel momento i due divennero inseparabili.
Nella colonia, siccome era allontanato da tutti, passava ore intere a fare lunghe conversazioni con il pappagallino, che dal canto suo ripeteva sempre la parola finale di ogni frase di Mariolino. Ma la cosa più buffa e forse anche spiacevole era che ad ogni parola ripetuta, il pappagallino emetteva una quantità esorbitante di feci.
Il duo divenne così ingestibile e il capo-colonia (o come diamine si chiama chi la gestisce) decise di espellere Mariolino e il suo pennuto amico.
Per i poveri genitori tutto ciò divenne una vera e propria sciagura, oltre a ritrovarsi con un figlio sgradito e sgradevole ora avevano anche un pappagallino che riempiva la casa di odor di merda, nonostante la gabbietta venisse pulita ogni ora.
Mariolino, patì molto questa situazione nei primi giorni di rientro a casa. Le scuole erano finite, gli altri bimbi erano al mare e lui sperava di passare delle belle giornate all'aperto con il pappagallino. I genitori gli proibirono di portarlo fuori di casa e solitamente i bimbi della sua età obbedivano prontamente ai diktat genitoriali, ma siccome i mesi in più dovuti al malanno si facevano sentire, Mariolino entrò nel periodo della ribellione e decise di - scusate il termine - infischiarsene fortemente. Portò così il suo pennutissimo amico tra le vie di Eustrocchio, pavoneggiandosi quasi a dire "io possiedo un pappagallino e voi no!" e se lo mise sulla spallona (essendo grasso era grossa quanto una spalla di manzo vera e propria) a mò di pirata.
Il fatto che la sua giovane età non gli aveva ancora permesso di studiare ed assimilare la storia del paese di Eustrocchio, gli fu fatale. Infatti era risaputo che il paese era piccolo ma la gente.... oh se mormorava!
Fiumi di guano ed escrementi ben presto ricoprirono qualsiasi cosa e Mariolino, con la sua famiglia furono banditi a vita dal paese e il pappagallino fu arso vivo in un rogo improvvisato nella piazza, ricoperta ovviamente di merda.
E tutto è bene quel che finisce bene.

n.d.a. Ho deciso di venire incontro, con questa storiella, a tante piccole mail scritte in malomodo da altrettanti piccoli lettori che mi hanno chiesto di unire in un unico racconto: la merda, bimbi grassi, vecchi e qualche animale. Insomma, le cose più divertenti che la vita ha da offrirci. Se la lettura vi ha turbato o ha arrecato qualche danno alla vostra psiche vi prego di prendervela con loro. 

mercoledì 20 giugno 2012

Sognate l'Australia?

Nessun racconto, nessun opossum, lemure, scimmia o mucca da salvare stavolta, ma una mini markettina per promuovere un blog appena nato che sta emettendo i primi vagiti (ma non ha ancora sporcato il pannolino, quindi vi assicuro che è bello, simpatico, interessante, profumato e chi più ne ha più ne metta).
Se volete aprire la vostra mente e sognare l'Australia... le spiagge, il sole... beh nella stagione giusta visto che adesso là è inverno (ok, è una lunga storia..) vi consiglio di leggerlo e metterlo tra i vostri preferiti! Poi vi assicuro che di animali divertenti ne troverete pure lì... koala (e basterebbero solo loro), canguri, cacatua...

http://cynz12.tumblr.com/

Keep rockin' folks!



domenica 10 giugno 2012

La mucca che si credeva un fagiano

C'era una volta, in una fattoria lontana lontana, una mucca che si credeva un fagiano.
"Ma come un fagiano???" mi chiederete voi, o imberbi lettori dallo sguardo inebetito. Si, avete sentito bene, si credeva un fagiano. Qualche problema?
Tutte le altre mucche la prendevano in giro, perché questa continuava a pascolare muovendo la testa avanti ed indietro e univa le zampe a mo' di ali.
"Sei proprio una sciocca, mucca!" dicevano alcune. "Hai evidentemente dei problemi mentali, sei afflitta da pazzia" dicevano altre.
Ma ella se ne (scusate il termine) infischiava altamente. Continuava a pascolare e ruminare del buon miglio, anziché il suo solito foraggio. Un bel giorno, come spesso avviene nelle fiabe, la mucca incontrò un montone. Il quale, curioso come solo i montoni riescono ad esserlo, iniziò una lunga trafila di domande, alle quali la mucca rispose solo a muggiti intervallati da fagianìti (insomma, il verso del fagiano).
Il montone, che stupido non era in quanto montone, capì che questa mucca aveva dei problemi. E decise di darle una mano. "Ma vedi, cara mucca. Che puoi risolvere tutti i tuoi problemi! Basta parlarne. Sii più aperta!" le disse.
"Voglio volare!" urlò la mucca, finalmente con un verso comprensibile.
"Ah! Ma che stolta che sei! I fagiani mica volano! Tuttalpiù compiono un balzello irregolare o un saltellino bislungato, ma non volano di certo!" disse con un sorriso il saggio ovino.
"Questo lo dici tu! E domani ti farò vedere! Fatevi trovare tutti alla rupe scoscesa posta sopra alla scogliera!" disse la mucca con un grosso sorriso.
Il giorno dopo, tutti si ritrovarono presso la rupe scoscesa. Il montone si avvicinò alla mucca e le disse "ti prego, ragiona, non farlo! Non puoi volare! Non sei un fagiano!"
"Hai ragione o saggio montone, non sono un fagiano. Esso non può volare, l'ho osservato ier sera!" disse la mucca.
"Fiuuu, meno male... hai ragionato" disse rincuorato il montone.
"Io sono una poiana!!!" urlò la mucca saltando improvvisamente nel vuoto, agitando le zampe e schiantandosi fragorosamente sugli scogli sottostanti.
Le mucche colleghe e gli altri animali della fattoria, dopo un urlo di stupore e di raccapriccio, tornarono alla vita di tutti i giorni. Mentre il montone, con una lacrimuccia che lentamente scendeva dal suo grugno da montone, capiva una volta di più che i suoi consigli erano utili solo per animali assennati.

Questa storia è dedicata a tutte le mucche affette da BSE. Il morbo della mucca pazza è un malanno terribile, che richiede cure costanti e i soldi per la ricerca scarseggiano. Donate l'8 per mille a tutte quelle fondazioni che cercano una cura per questo temibile bacillo bovino. Aiutate anche voi una mucca. Ella ve ne sarà riconoscente.

giovedì 7 giugno 2012

L’uccellin ammaliatore


C’era una volta, in un bosco che tanto fatato non era poiché era un bosco sito in una valle teutonica, un uccellin dalla bellezza assai rara.
Egli avea un corpicino affusolato, le alette ben formate e una folta chioma, composta quasi esclusivamente da penne lunghe e sottili (il resto era guano impiastricciato su di esse a mo’ di gel), della quale andava molto fiero.
Era una di quelle cose che lo rendevano affascinante agli occhi delle giovani uccelline tedesche. Cardelline, usignole, a volte anche piccioni femminielli (ossia quelli che sebbene aitanti maschi desideravano altri aitanti maschi per far dell’amore pennuto).
Insomma, era un gran casanova.
Ogni mattina egli usciva dal suo nido dopo aver passato un’ora buona in bagno ad impiastricciarsi il ciuffetto di penne con del buon guano fresco.
Un giorno, egli vagava per un’aia di un fattore con fare ciondolante e pigro ed incontrò una simpatica tacchina che con quel difetto di pronunzia tipico di tutti i tacchini, condiva ogni frase con un “glooo gloooo” . L'uccellin più volte cercò di impressionarla mostrando, anzi, sfoggiando la sua meravigliosa chioma. Ma quella niente. 
Provò anche a fare il cascamorto usando tutte le tecniche a lui conosciute fino a quel giorno. Ma nient’ancora.
Allora, spazientito, le rivolse una domanda: “Scusami tacchina, ma perché non cedi alle mie lusinghe? Non sei affascinata da me? Non mi vuoi pennutamente tuo?”
“Guarda” disse lei con un largo sorriso. “non sono interessata, glooo, dico sul serio. glooo.”.
Ma l’uccellin non mollò il colpo e divenne asfissiante, chiedendole ancora il perché.
“non son interessata ad uscire con un volatile con della merda spalmata sulla testa. gloooo.”. Disse infine lei con disprezzo neanche tanto velato.
L’uccellin ci rimase male, ma così male che decise di entrare nella prima bettola ad ubriacarsi. Inizialmente per dimenticare l'onta appena subita, poi per darsi coraggio. Prese a strapparsi con rabbia il folto piumaggio impomatato col suo sterco (comunemente e volgarmente chiamato guano), uno ad uno e si mise a piangere con disperazione, abbandonando quell’aura di bello e impossibile che da anni lo seguiva.
Fu così che da allora, si osserva un curioso e solitario uccello con la crapa pelata che vaga con sguardo vacuo per le aie a cercare una tacchina bellissima, ma che sembra essersi volatilizzata nel nulla.
Lo stolto uccellin non sa però che il giorno dopo l'infausto incontro tra i due, un furgoncino della ditta AIA passò per l'aia e prese diversi tacchini (tra cui l'amata) per trasformarli in deliziose panatine.

Ma poi santiddio voglio dire, se una fiaba inizia con “c’era una volta…” vuol dire che è successa tanto tempo fa. Quindi a quest’ora (siccome la vita dei pennuti è breve) saranno sicuramente già defunti i protagonisti. Quindi non sprecate lacrime preziose, o stolti ma fedeli lettori.