Evvai con una terza fiaba riadattata in chiave moderna, per i bimbi degli anni duemila. Che, insomma, non si bevono più le boiate buoniste della Disney, ma bramano altresì sputi di realtà in questo piatto maleodorante che si chiama vita.
Però devo allertare i genitori che questa fiaba è veramente brutta. Ma di quelle pesanti e anche un po' drammatiche perché parla di puttane e droga. Voglio dire, ok che ormai basta accendere la tv e trovi già tutto lì, però... Ecco insomma. Leggetela con il giusto cipiglio. Sapete che scrivo anche termini a caso solo perché mi sembrano fighi? Ah, ecco.
C'era una volta, nel ridente paesino di Milano Due, una famiglia di abbienti. Di quelli ricchi ricchi, che tipo possono comprar una Ferrari tirar sotto un bambino povero e davanti ai genitori piangenti bruciar tutto per dimostrar che possono ricomprar la macchina perché hanno i soldi, ma il loro bambino (eheh) no.
Ecco, insomma, quei ricchi cattivi che poi alla fine sono poveri arricchiti. Insomma, i peggiori. Ed era composta come tutte le belle famiglie da madre, padre e figlioletta.
Un bel dì, diversi lutti colpirono questa famigliola allegra. Dapprima morì la madre, ma il marito voglioso e bramoso di amore si risposò con una donnona ancor più acida e austera che portò in dote due figlie avute da un precedente matrimonio: Anastasia e Genoveffa. Che con dei nomi simili, voglio dire, solo una madre snaturata poteva darne di simili. E poco tempo dopo, già che c'era morì anche il padre, lasciando la sua figlioletta sola soletta.
Questa famiglia era ora composta dalla madre arcigna, dalle due figlie viziatissime e dalla giovanissima figliastra che con tutti 'sti lutti si diede ben presto alla droga più pesante e fu così soprannominata con disprezzo Cenerentola poiché se potesse tirerebbe su anche la cenere dei mozziconi di sigaretta.
La giovane fu così depressa che oltre a drogarsi si prostituì per aver i soldi necessari per comprarsi la droga.
L'arcigna matrigna la relegò nelle segrete a far il bucato della famiglia, ma ben presto capì l'errore di dare dei preziosi abiti in mano ad una drogata e pure puttana.. e così decise di riscuotere parte dei soldi provenienti dalla svendita vaginale della figliastra per arricchirsi.
Un giorno, l'intera famiglia venne scossa dalla notizia del Gran Ballo nelle stanze della reggia del re di Milano Uno. Iniziò un gran fermento. Shopping sfrenato per acquistare le vesti più preziose, coiffeur raffinati per i capelli, manicure, pedicure... insomma... un gran bel guazzabuglio.
Cenerentola, però, non venne invitata e la famiglia decise di lasciarla lì in cantina con un vecchio laido cliente e una siringa di eroina mentre loro si diedero alla pazza gioia.
La giovane drogata, stanca e triste, iniziò a piangere perché in realtà lei non amava quella vita, ma voleva divertirsi con il re a ballare e danzare. Lentamente chiuse gli occhi e iniziò un trip allucinante. Come per magia, gli scarafaggi e i topi nella cantina si trasformarono in cavalli, la siringa in carrozza e il vecchio laido cliente divenne il nocchiere. Riuscì ad entrare nel palazzo, ammantata con un abito regale e delle scarpette di cristallo. Poi vabè, ballò, si innamorò del principe Filiberto, poi scappò perché a mezzanotte doveva rientrare se no tornava ad essere una squallida drogata, ma perse una scarpetta e fruc! il principe non sapendo chi fosse fa ordinare di rapire ogni giovane della nazione per trovare quella giusta alla quale apparteneva la scarpa. Insomma, un casino della madonna ma alla fine i due si ritrovarono, si sposarono e vissero felici e contenti.
Questo fu l'ultimo sogno della povera Cenerentola che quella stessa notte, mentre veniva cullata da questo sogno dettato da un trip pesante di metanfetamine, coca ed eroina, morì di overdose.
Insomma, una storia simile solo una drogata poteva immaginersela no?
Morale della fiaba: non drogatevi o sognerete di sposarvi.
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