mercoledì 8 agosto 2012

Un diavolo per capello

Il mondo pilifero è sempre stato spesso e volentieri discriminato dai più. Vuoi per mancanza di interesse, vuoi per un odio indiscriminato, tant’è che se ne parla veramente poco.
La storia che vado raccontandovi vuole, in parte, rendere giustizia a queste simpatiche cose che altro non sono che lunghi peli che vivono sulle nostre teste e che ci tengono impegnati molto spesso la mattina tra gel, phon e shampi vari, poiché la loro indole ribelle non vuol saperne di mettersi in riga. Ecco quindi la storia di quattro simpatici amici, parrucche di vero capello che attendono un futuro più roseo sul cranio di un essere umano.

C’era una volta, un gruppo di amici un po’ particolare: vi era Ciuffetto il capello più riservato, Frangetta che era la più ribelle, Rastazzo che si dilettava nel fumare oppiacei e Spazzolino, il più piccolino tra i quattro.
Un giorno, Frangetta entrò tutta trafelata nella casetta ove i quattro dimoravano in attesa di essere trapiantati su di un cranio. “Ho un terribile dilemma, ho un terribile dilemma!” urlò, facendo sobbalzare i tre. “Che diamine succede Frangetta?” chiesero i tre in coro.
“Non so quale look adottare, non riesco a star dritta e ben pettinata, nulla riesce a pormi nella giusta direzione!” disse lacrimosa e tutta tremante.
Gli altri tre, non sapendo che pesci pigliare sia perché maschi sia perché non erano pescatori, decisero di rimanere in silenzio e fare una faccetta triste per darle il contentino.
Il dramma di Frangetta era sicuramente fondato poiché tra i quattro vi era una competizione serrata anche a base di scommesse clandestine e malaffare su chi potesse venir scelto per il trapianto. Quindi ogni giorno si preparavano per restare belli, pronti al grande evento. L’unico che proprio se ne fregava era Rastazzo che passava le giornate a fumare e a non lavarsi, pertanto era emarginato dal gruppo in quanto tendeva ad ungersi con molta facilità e quindi, diciamocela tutta, veniva giustamente sottovalutato da tutti.
Un pomeriggio di un dì uggioso, Ciuffetto e Spazzolino stavano dilettandosi nell’antico gioco del bulbis coltivantur, ossia coltivare i bulbi piliferi delle loro parrucche per renderli più vigorosi, tutto nel nome della competizione più bieca, quand’ecco entrare in scena Rastazzo tutto scombussolato in preda ad un trip allucinante. 
Ciuffetto e Spazzolino non se lo fecero ripetere due volte ed ecco che afferrarono il malconcio parrucco e lo portarono da Antonio, parrucchiere gay dell’alta Bresciana che appena lo vide sbottò su quanto fosse demodè ed orribile quel modo di tenere i capelli. E decise quindi di lavarglieli. 
Una volta a contatto con l'acqua, i rasta presero a divenire capelli normali e... con un orribile nuovo look a "scodella" Rastazzo impazzì (anche a causa delle droghe) e venne rinchiuso in un manicomio per capelli.
Nel frattempo Frangetta, che da giorni viveva incollata al suo specchio cercando la giusta direzione per pettinarsi, trovò la giusta inclinazione dopo mille tentativi.
Ma il dramma era lì, in agguato, poiché appena i due malfattori Ciuffetto e Spazzolino entrarono in casa, sbatterono forte la porta e il refolo d’aria che ne scaturì scompose immondamente la chioma della povera Frangetta che si mise ad urlare agitando, non le mani poiché non le aveva, ma i vari capellini laterali. A quel punto non ci vide più e armata di forbice iniziò a sfoltire fino alla radice i due che, a questo punto, erano fuori competizione.
Frangetta aveva così vinto la sfida tra i tre, ma a che prezzo! La sua chioma spettinata non poteva essere scelta da chi di dovere! "Allora a mali estremi, estremi rimedi" disse. E si pettinò da capo e mise chili di palta gellata (un nuovo ritrovato della tecnica) sul suo cuoio capelluto, mantenendo così i capelli fissi e nella giusta posizione. "si! finalmente" urlò di gioia.
Il giorno della scelta, Frangetta venne ovviamente scelta, essendo i due Ciuffetto e Spazzolino ormai quasi rasati e il simpatico Rastazzo ancora urlante per lo shock.
Ma un'amara sorpresa si abbattè sulla povera Frangetta pochi minuti dopo la premiazione. Non doveva essere trapiantata su di un cranio umano, ma sulla testolina di un border collie che soffriva di alopecia.
Le sue lacrime iniziarono a sgorgare ininterrotte dal cuoio capelluto e non ebbe nemmeno la forza di ribellarsi al fato crudele.

N.d.A. ringrazio Antonio, il parrucchiere gay, per la corretta terminologia e per i consigli di look. Grazie Antò. 

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