lunedì 24 ottobre 2011

Riflettendo sulle tragedie...

E' un freddo lunedì di ottobre.
Vorrei fare alcune considerazioni riguardo quello che è successo ieri, ma che poi alla fine si possono specchiare in tante altre realtà.
La prima considerazione è che ieri c'è stata (come spesso accade durante queste tragedie) la corsa al ricordo per Marco Simoncelli.
Facebook era tappezzato di post, link, foto dello sfortunato pilota romagnolo.
Così come i siti, i blog e i giornali online.
Ora, non so quanti di quelli che hanno pubblicato un link o un ricordo davvero conoscessero Marco. E badate bene, non come amico o conoscente, ma proprio come pilota.
Molti scrivono e linkano per pura "moda". "Oh, tutti fanno così, allora li seguo".
Ho già espresso la mia idea sui pecoroni qualche anno fa su questo blog.
Forse solo la metà (e sono molto generoso) di quelli che hanno nominato Marco ieri e oggi lo conoscevano davvero seguendo le sue gesta in tv o nei circuiti.
Io vivo di pane e motori.
Non ne ho mai nascosto la passione. E così come me, altri (tanti) miei amici.
Ho voluto esprimere un mio ricordo perché amavo Simoncelli come pilota e come uomo. Era il mio preferito dopo Valentino Rossi. Per grinta, follia, il fatto di andare sempre al limite... Mi sveglio alle 4 di mattina per guardare una gara, mi documento, seguo ogni giorno le notizie di ogni singolo pilota.
Ma quando vedo persone (e me lo hanno persino detto) che dicono "non lo conoscevo, però poverino... metto il link!" allora mi incazzo. Non mi sognerei mai di pubblicare qualcosa per qualcuno che manco conosco o che non mi suscita emozioni. Ma questo sono io.
Seconda considerazione. Mi è capitato di leggere su diversi siti, blog, twitter, facebook di gente che come al solito ragionano sul "è morto sul lavoro come tanti altri che muoiono tutti i giorni per mille euro al mese". Oppure "ci sono stati anche 200 morti in Turchia oggi".
E' una delle frasi che proprio non sopporto.
Perché è tremendamente vera quanto inutile e priva di rispetto.
Certo, non esistono morti di serie A o di serie B. Siamo tutti uguali e di fronte alla morte non si può che provare un profondo dolore sempre e comunque. E questa è una riflessione che dovrebbe essere sempre tenuta a mente in linea di massima.
Però ci sarà sempre qualcuno a cui teniamo di più. E' vero ed è innegabile. Tanto più se questa persona è conosciuta perché famosa o perché la seguiamo.
Ed è successo e succederà sempre che persino tra i personaggi pubblici ci sia qualcuno più importante degli altri.
Vi faccio un esempio chiaro e semplice. Imola 1994. Muoiono Roland Ratzenberger durante le qualifiche e Ayrton Senna durante la gara. Roland non fu e non sarà mai ricordato a sufficienza dai media e dai tifosi per il solo fatto di non essere un "campione". Così come la morte di Tomizawa, l'anno scorso a Misano. Dopo due giorni nessuno lo ha più cagato di striscio.
Come vedete nella morte si fa distinzione persino tra personaggi più in vista, figuriamoci tra i cosiddetti vip e chi muore per un terremoto o sul lavoro.
Tutti finiremo sottoterra, gente! Inutile girarci attorno.
E una volta morti...saremo morti. Punto. Non ci sarà nessun privilegio.
Però è evidente e logico che la morte di un personaggio pubblico susciti un clamore proporzionale alla popolarità di questo.
A chiunque va portato rispetto. Al povero come al ricco. Al comune mortale come al vip.
Ma più grande è il carisma o la popolarità della persona che muore più grande sarà il clamore e il cordoglio.


4 commenti:

  1. Tutto vero, non posso che condividere il tuo pensiero. Grande Matt.

    RispondiElimina
  2. Bah...si certo... però mi è sembrato e mi sembra tuttora esagerata tutta questa cosa sul pilota morto. In fondo faceva un lavoro pericoloso, ne era consapevole dei rischi. Preferisco ricordare i morti del terremoto.

    RispondiElimina
  3. Beh sul fatto che i piloti facciano un lavoro pericoloso lo so benissimo. Ti consiglio di leggerti il post precedente.

    RispondiElimina

Ah!!! Così vuoi commentare eh??? Come osi! Naaa scherzo, fai pure.