mercoledì 7 dicembre 2011

Bambi

Continuano le rivisitazioni in chiave moderna e realistica della classiche fiabe. 
Ho cercato di renderla un po' allegra, ma inutilmente. Bambi trasuda tristezza da ogni poro. E' proprio impossibile renderla una storia felice. Quindi cari bambini, rimanete accanto alla vostra genitrice che legge la storia e stringetela forte con le vostre manine grasse e unte da neonato.

C'era una volta, un piccolo cerbiatto di nome Bambi. 
Vi starete chiedendo da dove viene quel nome altresì bizzarro. Ebbene, il cucciolo non brillava d'acume e la madre, per non chiamarlo Rimbambito, decise per un più dolce "Bambi".
La madre era una cerbiatta alcolizzata e il padre era un noto spacciatore di anfetamine ed era soprannominato "Er principe der bosco"e non essendo mai a casa fu la madre ad accudire il piccolo Bambi, il quale fraternizzò con altri piccoli animalini della Foresta: il coniglietto Tam-burino, che trasudava tamarraggine solo a vederlo e la piccola Fiore emarginata da tutti in quanto puzzola.
Insomma, solo con simili amici poteva trascorrere la fanciullezza questo cerbiatto. I tre si divertivano come matti, specialmente deridendo il povero Tam-burino che tra le altre sue sfighe aveva anche quella di un tic poco elegante che lo portava a sbattere la zampa più volte per terra e ruttare.
Un giorno caldo d'estate, la madre sotto pesante effetto di assenzio, trascinò Bambi in una radura scambiandola per casa e svenne. Il piccolo cerbiatto, lasciando la madre esanime, decise di avventurarsi in questa radura e conobbe un'altra piccola cerbiatta: Faline, che in lingua cerbiattesca significa divoratrice di falli (insomma..una giovane meretrice, poiché le mode degli anni duemila prevedevano ciò), ma questo il piccolo Bambi non lo sapeva. Nella sua stoltezza iniziò ad innamorarsi. E mentre i due si osservavano ebetemente negli occhioni da cerbiatto, un colpo tuonò nella radura.
Era un terribile cacciatore filippino, servo di un noto cacciatore benestante milanese che gli faceva fare il lavoro sporco.
Iniziò un fuggi fuggi di bestie che non si capiva più nulla.
La madre di Bambi, svegliatasi con un mal di testa feroce chiamò più volte il figlio, ma poi pensò "Bah..chissenefrega, tanto è scemo" e corse via per sfuggire al cacciatore, il quale però fece poca fatica a colpire la vecchia baldracca poiché questa zompettava lentamente e a zig zag per colpa della sbronza.
Bambi vide la madre crollare a terra, colpita... e cercò stupidamente (in quanto rimbambito) di avvicinarsi per soccorrerla, ma il cacciatore filippino dalla vista lunga cercò di impiombarlo più volte, ma il piccolo cerbiatto riuscì miracolosamente a fuggire.
Tornato nella tana, scoprì che il padre era stato messo in galera. Era davvero solo adesso.
Passò un anno un po' in letargo e un po' rincorrendo la propria coda in circolo.
La primavera successiva, Bambi che ormai era un giovine cervo cornato ritrovò i suoi due amici d'infanzia: il coniglio burino e la puzzola, che nel frattempo avevano trovato l'amore animalesco tra loro e avevano pure dei cuccioli: degli immondi incroci che tra gli altri vedevano un coniglio puzzolente.
Prima di cadere in depressione, Bambi reincontra Faline, che nel frattempo aveva messo la testa a posto e non aveva smesso di pensare a quello stolto di Bambi.
Insomma, senza star qua a dilungarmi troppo questi due cervi si ritrovano e copulano.
Ma come in ogni fiaba che si rispetti, volete che i cattivoni di turno non ricompaiono???
Ed eccoli qui al gran completo: il cacciatore benestante milanese col suv parcheggiato fuori dal bosco, la sua masnada di segugi e il suo sguattero filippino. I due iniziarono a sparacchiare come ossessi su ogni animale che vedevano.
Una strage di bestie. Uccelli, formiche, scoiattoli, orsi, tigri, elefanti, cervi... insomma... ne stavano morendo di ogni specie in quel piccolo boschetto alpino. Bambi e Faline che stavano copulando, si distolsero dai loro carnali impegni e fuggirono, ma nel fuggi fuggi si divisero.
La giovine cerbiatta venne accerchiata dai segugi che iniziarono a divorarla e Bambi accorso udendo le urla straziate dell'amata si ritrovò dinnanzi l'orrida scena.
Cercò dapprima di ingaggiare un duello con i cagnacci, ma vistosi in netta difficoltà ragionò da cervo e fuggì, lasciando l'amata agonizzante in una pozza di sangue.
La sua corsa però durò ben poco perché dopo qualche falcata vide un po' di mangime per cervi in terra con tanto di cartello "Mangiami". Lui si avvicinò, avendo un certo languorino e zac! Cadde nella trappola del perfido cacciatore milanese che lo uccise e lo trasformò in succulenti salamini di cervo.

La morale di questa storia è: Scappa e salva la pellaccia, ma dubita di strani cartelli che invitano a mangiare. E non accettare mangime così a caso.




1 commento:

Ah!!! Così vuoi commentare eh??? Come osi! Naaa scherzo, fai pure.