Era una fredda serata autunnale e il barbagianni Gianni (sua madre non ha mai brillato di grande fantasia) si apprestava ad uscire per il suo solito ingrato lavoro. Ossia non fare nulla per tutta la notte.
Molti sopravvalutano infatti l'utilità di questi rapaci notturni, in realtà il loro scopo è servito più a scrittori di dubbia fama e a poeti maledetti che ad altro.
Insomma, Gianni si stava preparando per uscire. Indossò il suo blazer blu (tirava un venticello!), prese la valigetta di cartone rigorosamente vuota, addentò un panino col tonno e finalmente uscì dall'albero cavo dove aveva nidificato, non prima di aver chiuso a doppia mandata il solido portone in paglia con le sue zampette artigliate.
Tutto sembrava tranquillo, come al solito. Gianni si appostò su un albero poco distante, ripose con calma barbagiannesca il blazer nella valigetta vuota e si mise lì fermo, nella sua classica posa da barbagianni.
Ad un certo punto scorse in lontananza un paio di occhi infuocati che si avvicinavano.
Guuuuf guuuuuf, iniziò a gufare. Sia facendo scongiuri, sia facendo il verso. Ma niente, gli occhi si avvicinavano sempre di più.
Ed ecco che da un cespuglio balzò fuori un bimbo con un simpatico cappellino con su due occhi giganti rossi roteanti.
"Sto camminando! Ye ye! Sto camminando! Ye ye!" urlacchiava spensierato.
Era il piccolo Alfonsino, rampollo di una nobile casata che dimorava nei paraggi.
Il piccolo non ha mai brillato per intelligenza e infatti anche quella sera ne dava ampia dimostrazione.
In lontananza delle torce si accesero e si sentirono delle voci che risuonavano nel bosco.
I suoi genitori lo stavano chiamando. Ma Alfonsino fece orecchie da mercante e decise di giocare un buffo scherzetto ai suoi anziani genitori. Si infilò in un pertugino tra un albero e un enorme masso e decise di aspettare i suoi vecchi per poi saltar fuori e farli spaventare.
Ma quello che Alfonsino non sapeva... è che il pertugino era abitato da un topo mannaro, ma essendo molto piccolo non ebbe di che preoccuparsi. Infatti appena il topo si trasformò in un topo muschiato ancor più ripugnante, il bimbo lo prese urlando "uuuh topino, topino!" e trec... gli tirò il collo.
Insomma, ve l'ho detto... non brillava di acume.
I suoi genitori intanto si fecero sempre più vicini e le voci sempre più preoccupate. Quando i due vecchietti si avvicinarono al rifugio, Alfonsino sbucò fuori urlando "REFERENDUM!!!!" brandendo il cadavere del topo mannaro a moh di trofeo.
Bam. Bam. Due forti tonfi si udirono nella notte. I due genitori crollarono lì a terra. Stecchiti. E il piccolo Alfonsino li guardava con occhi spiritati. "Pa, ma??? Ma non vedete cosa ho qui??? ho catturato una preda! Pa! Ma! Topino!!!" Non accorgendosi di aver fatto morire di spavento i due vecchi genitori.
"Vabbè... dormite pure va... io torno a casa" disse il piccolo imbecille.
Alfonsino non capì mai cosa successe ai suoi genitori. E non capì come mai il giorno seguente venne messo in un orfanotrofio per ricchi scemi. Seppe solo una cosa... che da quella sera, ogni qualvolta si trovava da solo, udiva strane voci provenire da lontano: "cretino....cretino....cretino" gli pareva di sentire. E curiosamente, quelle voci sembravano appartenere ai suoi defunti genitori. "Bah sarà il vento" soleva ripetersi.
E il barbagianni???? Chiederete voi, o attenti lettori. Beh, Gianni, che nel frattempo aveva osservato tutto, decise di trasferirsi in un posto più tranquillo. Quindi riprese il blazer dalla valigia di cartone. E svolazzò via.
Ah che gente questi umani. Pensò.
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