lunedì 28 novembre 2011

Pino il pinguino

E siam quindi giunti a ritrattar di fiabette, utili al bimbo moderno per capire il reale significato della vita e dei pericoli che essa nasconde. Siccome molti genitori imbufaliti mi hanno fatto notare che non solo le mie fiabe non conciliano il sonno dei pargoletti, ma anzi li fanno agitare in preda alle convulsioni..dico loro di far visitare i loro pargoli da un esorcista e di non rompere più i coglioni.

C'era una volta un pinguino di nome Pino.
Era un pinguino paffuto e molto simpatico. Viveva insieme ad altri amici pinguini in un igloo posto su un pezzettone di ghiaccio alla deriva. Lo condividevano pagando un esiguo affitto e si divertivano un casino.
La vita trascorreva beata e allegra tra i flutti di acqua ghiacciata e sferzate di vento gelido, giocando con l'acqua, spruzzandola vicendevolmente in faccia, zompettando con cadenza da pinguino in lungo e in largo.
Un bel giorno, a Pino balenò nella sua mente sempre attiva e dalla fervida immaginazione, la voglia di viaggiare e di esperienziare una bella avventura al di fuori del suo pack di ghiaccio.
I suoi amici-coinquilini di igloo rimasero basiti da questa sua nuova voglia. In fondo si stavano trovando bene su quel pezzo di ghiaccio. Ci si divertiva, si giocava e si pescava in allegria.
Ma Pino era irremovibile.
Specialmente dopo aver visto un documentario in tv che parlava di migrazioni e di avventure transcontinentali di uccelli.
Si mise a fare i bagagli in un battibaleno, avvolse tutte le valigine in una membrana fatta di ghiaccio e saliva e se la mise sulle spalle.
"Quack quack quack quark!" disse ai suoi amici. Che tradotto dal pinguinese voleva dire "dai non ci metterò molto... torno presto!" e volò via.
O meglio... cercò di volar via! Era un pinguino in  fondo, non un uccello!
Senza tener conto del peso dei bagagli!
Fece due svolazzate in aria e spluf! cadde in acqua. Il peso dei bagagli però lo portava sul fondo e dovette sbarazzarsene agitando le alette e i piedini palmati. Insomma, perse tutti i suoi averi.
Tornato sul pack di ghiaccio e deriso dagli amici, decise di non mollare il colpo.
Aspettò la notte e si gettò in acqua nuotando verso l'equatore.
Quel che Pino non sapeva era che più a nord (dall'Antartide) andava... più caldo faceva!
Non era abituato a simili temperature! Iniziò a sudare copiosamente e figuratevi miei piccoli lettori quanto doveva soffrir di caldo se riusciva a sudare anche in acqua!
Ma la voglia di scoprire nuovi posti gli infondeva la voglia di continuare.
Una volta toccata terra in Argentina, Pino si ritrovò a camminare lungo terreni a lui nuovi. Terra...sabbia...erba... erano per lui dolorose perché i piedazzi palmati non erano abituati.
E il caldo era opprimente. Insopportabile.
Andando verso un curioso insediamento umano, fatto di palazzi alti e cemento per terra vide il simbolo del ghiaccio su un fabbricato e decise di fiondarvisi senza pensarci su due volte.
Appena entrò...l'aria si fece subito più "pinguina" (dovrei dire più "umana" ma non è questo il caso).
E vide diverse enormi vasche di ghiaccio dai colori più vari... con dei nomi posti su delle placche di metallo. Fragola, Lampone, Cioccolato... lui decise di avvicinarsi ad una vasca con una placca vuota. Scrisse con simpatia usando la pinnetta ed un pennarello "Pino il pinguino" su di essa e si gettò a nuotare tra quello strano ghiaccio delizioso.
L'orrore lo colse all'improvviso quando venne macinato e triturato dall'enorme paletta che si abbattè improvvisamente nella vasca.
Si scoprì poi che Pino era entrato in una fabbrica di gelato e che con il suo sacrificio contribuì a creare il gusto "Pino il pinguino".
Solo nelle migliori gelaterie.

1 commento:

  1. :-D X fortuna non ho ancora visto un gusto chiamato così!!!!!! Cmq Matt hai una fantasia senza limiti. ;-) smack

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Ah!!! Così vuoi commentare eh??? Come osi! Naaa scherzo, fai pure.